Lockdown generale soltanto se si dovesse tornare a 30mila contagi al giorno. Serrata immediata però almeno nei week end e niente zone gialle, soltanto arancioni o rosse. Da settimane, dall'inizio di gennaio, il Comitato tecnico scientifico chiede misure più stringenti che di fatto porterebbero tutto il paese in zona arancione scuro o rossa. L'obiettivo allora era impedire alla variante inglese di diventare predominante proprio durante l'avvio della campagna vaccinale. Traguardo mancato perché, dicono dal Cts, le loro raccomandazioni sono rimaste inascoltate.
Ora l'obiettivo è di nuovo quello della prima ondata di aprile e della seconda di novembre: evitare che le strutture sanitarie vadano in tilt e che le terapie intensive non abbiano più letti a disposizione per accogliere i malati. Ma in alcune aree siamo già al 90 per cento di occupazione dei reparti d'emergenza e dunque anche se accolte ora le indicazioni del Cts arriverebbero a tamponare situazioni già gravemente in affanno.
Anche ieri gli esperti hanno ribadito che la situazione in molte aree è fuori controllo. Quindi occorre un giro di vite su contatti, spostamenti e attività per sperare di riprendere il tracciamento dei contagi che è possibile se si resta sotto la soglia dei 50 contagi per 100mila abitanti, un target che per ora è stabile soltanto in Sardegna unica zona bianca.
Tra le proposte degli esperti che giacciono da settimane sul tavolo del governo anche quella di un lockdown totale a livello nazionale ma soltanto se si dovesse raggiungere la quota di 30 mila contagi giornalieri. Si insiste invece sulla necessità di passare automaticamente in zona rossa nei territori con 250 casi ogni 100mila abitanti. Parametro utilizzato al momento per la chiusura delle scuole. Scelta fonte di polemiche: non si fa lezione in presenza e poi i ragazzi affollano i luoghi della movida e i centri commerciali.
Per questo si chiede la chiusura nei weekend di ogni attività escluse quelle essenziali, ed il divieto di spostamento dal proprio comune: una replica delle chiusure da zona rossa attuate durante le scorse vacanze di Natale anche per Pasqua.
Certamente si ritiene che il giro di vite debba essere varato al massimo entro venerdì in modo da entrare in vigore per il prossimo week end in modo che anche nelle zone gialle si evitino situazioni di rischio.
Dunque per il Cts il sistema della fasce e la gradualità non è da abolire in linea di principio ma da rafforzare con regole più severe anche nelle zone dove il rischio era stato calcolato come moderato ma con alta probabilità di peggioramento.
A ribadire che le varianti rischiano di compromettere la campagna vaccinale, Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova. «Bisogna chiudere tutto, in stile Codogno, perché non possiamo permetterci che si diffondano nel paese», avverte Crisanti.
La questione al momento irrisolta resta quella del ritardo con il quale arrivano i dati e anche l'elaborazione richiede tempo.
Dunque dall'inizio della pandemia il virus ha sempre corso più velocemente delle misure per contenerlo e ad un anno dal primo lockdown stiamo rivivendo la stessa situazione. Anche perché lo stesso ritardo si registra nella campagna vaccinale. Su questo fronte le raccomandazioni del Cts sono quelle di velocizzare al massimo le somministrazioni. Ma il nodo resta quello della carenza di dosi.
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