da Venezia
Notte molto speciale e piena di emozioni per Alfonso Cuarón, il regista messicano premio Oscar per Gravity che ora ha vinto il Leone d'Oro grazie al suo film più autobiografico e toccante, Roma dal nome del quartiere in cui è cresciuto a Città del Messico: «È per me molto significativo un premio così prestigioso proprio qui al festival di Venezia che ha una storia così lunga incisa nella coscienza di ogni regista ed è quasi surreale riceverlo dalle mani di Guillermo Del Toro presidente della giuria» ha detto commosso poco dopo aver ricevuto il premio non nascondendo il riferimento all'amico di sempre «che grazie al festival ho potuto riabbracciare». Mentre sul palco, durante la cerimonia di premiazione ufficiale, ha ricordato la figura reale su cui ruota tutto il suo film: «Per una incredibile coincidenza oggi è il compleanno della tata che ha ispirato Roma e che la mia famiglia ama moltissimo. E questo premio è un regalo bellissimo».
Cuarón, che è molto grato al cinema italiano perché «nel mio Dna è indubbio che ci siano Scola, Taviani Pasolini, Rossellini e il vento dei film di Fellini, taglia corto invece rispondendo alla domanda d'obbligo sul fatto che il suo è primo
titolo targato Netflix a vincere in un festival: «Sono felice di aver vinto con un film che racconta una storia che mi sta così a cuore. E mi intristisce molto parlare del mezzo che lo distribuisce invece che di cinema».PArm
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