Cuomo-show sul virus: bufera sull'Oscar della tv

Il premio per i briefing giornalieri: "Simbolo di resistenza". Ma è polemica: "Gestione disastrosa"

Cuomo-show sul virus: bufera sull'Oscar della tv

And the winner is Governor Cuomo! È qualcosa di più di una sorpresa l'assegnazione al governatore democratico dello Stato di New York degli Emmy Awards, il più prestigioso premio televisivo degli Stati Uniti che sarà consegnato al vincitore domani. E cosa ha fatto Andrew Cuomo, il politico più spesso invocato invano perché si candidasse alla Casa Bianca per i Dem, per meritarsi un così insolito onore? Ha fatto una cosa che sembra fatta apposta per provocare la collera del campo repubblicano e attizzare immancabili polemiche sull'immancabile web: è stato per mesi, ogni giorno esattamente per centoundici giorni tra il 2 marzo e il 19 giugno scorsi, il protagonista di spazi televisivi dedicati alla lotta contro l'epidemia di Covid-19. Ha aggiornato, spiegato, suggerito, incoraggiato, perfino fatto ricorso ad aneddoti e battute. In altre parole, si è sforzato di rendersi utile. Di diventare un punto di riferimento, ripetendo lo slogan «New York tough», New York tosta. E, secondo i giudici dell'ambitissimo premio, ha così saputo innovare in modo eccezionale e meritevole l'impiego dello strumento televisivo. Un successo confermato dai 59 milioni di spettatori raggiunti.

Perché dunque tante reazioni ostili? Solo invidia di parte, oppure rabbia alimentata dal sospetto di un favoritismo su base politica? C'è anche questo, probabilmente. Ma c'è un altro e più concreto elemento che ricorre nelle prese di posizione critiche contro l'Emmy assegnato a Cuomo: il governatore newyorkese, si sottolinea e si ripete, aveva un altro compito che veniva prima di quello di gigioneggiare in televisione, sia pure con le migliori intenzioni. Quello di proteggere i cittadini del suo Stato, di impegnarsi per salvare le loro vite. In questo lavoro concreto, sostengono i suoi accusatori, Andrew Cuomo ha fallito e sta fallendo, se è vero com'è vero che per un lungo periodo il New York State è stato l'epicentro del disastro nel Paese a stelle e strisce, e che vi si sono contati più di 34mila morti. Non sembra insomma una buona idea quella di assegnare un premio televisivo a un politico con un tale background e anzi, sostengono i critici più arrabbiati, così facendo si alimenta il sospetto di un favore elargito proprio per far passare in secondo piano le responsabilità di un luttuoso fallimento.

Tra le voci più aggressive c'è quella di Meghan McCain, figlia del defunto candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2008 e nota conduttrice televisiva sulla rete Abc. Un personaggio certamente vicino al Grand Old Party, anche se su posizioni più libertarie che conservatrici, ma altrettanto certamente noto per l'indipendenza intellettuale, tanto da aver annunciato a suo tempo che avrebbe votato per Joe Biden invece che per Donald Trump. Per lei l'Emmy Awards a Andrew Cuomo è, semplicemente, «una vergogna». Anche Ben Domenech, scrittore e commentatore conservatore che non incidentalmente è il marito di Meghan McCain, si scaglia contro la scelta dei giudici dell'Emmy: «Andrew Cuomo ha dichiarato dovrebbe essere processato per gli anziani che ha fatto morire nelle case di cura».

In mezzo a tanta collera, non è mancata una considerazione critica più sottile.

Andrew Cuomo, infatti, ha un fratello che si chiama Chris e che fa il giornalista. È ironico che non sia stato premiato lui, che almeno è del mestiere, ha fatto notare qualcuno. Già, ma questi non sono proprio tempi adatti all'ironia, e meno che mai nell'America del fine impero di Donald Trump.

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