La curva dei contagi cresce. Altre regioni verso il rosso

Speranza pressa i governatori: "La stretta tocca a voi". Terapie intensive sotto stress: ieri 161 nuovi ingressi

La curva dei contagi cresce. Altre regioni verso il rosso

«Mi aspetto che altre regioni vadano verso il rosso con ordinanze di natura restrittiva». Il ministro della Salute, Roberto Speranza, auspica che siano i governatori stessi a dichiarare la loro regione zona rossa di fronte ad un'impennata dei contagi.

Ma se ci fossero esitazioni sarà inevitabile il passaggio automatico in zona rossa, come suggerito dal Comitato Tecnico Scientifico, nel caso in cui si superasse la soglia dei 250 casi su 100mila abitanti per sette giorni consecutivi, come già previsto per le scuole.

«Dobbiamo adeguare le misure all'andamento della curva epidemiologica che valuteremo di giorno in giorno. Ma mi aspetto che la variante la faccia crescere», avverte Speranza. È evidente che se i contagi dovessero impennarsi le restrizioni scatteranno comunque subito. Si deve evitare di arrivare a 30mila contagi al giorno come è accaduto in novembre. E anche l'ultimo bollettino purtroppo segna una risalita del rapporto positivi/tamponi effettuati a 7,6.

Desta allarme la situazione delle strutture sanitarie che sono di nuovo sotto pressione per l'arrivo massiccio di casi Covid che stanno già costringendo molti ospedali a riconvertire tutti i reparti in posti letto per pazienti Covid. Anche ieri sono stati 161 i nuovi ingressi in terapia intensiva e addirittura 443 quelli nei reparti di medicina. I nuovi casi sono 20.765 e i decessi 207.

Nell'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità le regioni segnalate a rischio alto sono sei, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Marche. Ma le regioni rosse per ora sono solo Campania, Basilicata e Molise. Anche se è vero che in Emilia così come in Piemonte, Lombardia e in tutte le regioni le zone circoscritte in rosso si stanno moltiplicando. E sono nove quelle a rischio moderato con alta probabilità di progressione verso l'alto.

La linea del governo Draghi resta al momento quella di non proclamare un lockdown nazionale ma di procedere con tamponamenti circoscritti in aree specifiche, lasciando l'ultima parola ai governatori. Ma questa scelta dal punto di vista della diffusione del virus presente con la sua variante più contagiosa è come una diga già piena di crepe e le falle si stanno allargando. Dopo l'allerta lanciato dal Cts sul rischio che la situazione sfugga al controllo ieri l'intervento del ministro Speranza, che ha cercato di attenuare l'impatto che avranno nuove restrizioni sulle famiglie, dipingendo uno scenario incoraggiante sul fronte delle vaccinazioni.

«Entro l'estate conto che tutti gli italiani che lo vorranno potranno essere vaccinati», dice il ministro che poi conferma che nel secondo trimestre ci sarà un'accelerazione della campagna vaccinale perché si conta sull'arrivo delle dosi Astrazeneca (autorizzato anche per gli over 65) e soprattutto dell'antidoto Johnson & Johnson che richiede una sola dose.

«Pensiamo che il prossimo trimestre sia quello decisivo per le vaccinazioni. Dal 1 aprile inizia il secondo trimestre in cui ci aspettiamo l' arrivo di oltre 50 milioni di dosi, e puntiamo a raggiungere almeno metà della popolazione. - spiega Speranza- Tra queste dosi ci sarà anche il vaccino di J&J che è monodose. Quindi alla fine del secondo trimestre dell'anno ci troveremo in una situazione in cui la maggioranza degli italiani sarà vaccinata».

Quanto questo scenario sia realistico non è possibile prevederlo ora perché è condizionato sia dall'arrivo delle fiale promesse sia dalla

capacità di organizzare tempestivamente la loro somministrazione. E nelle prime settimane della campagna vaccinale le frenate sono state continue anche per indicazioni contraddittorie rispetto alle categorie prioritarie.

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