"Voglio chiarire che non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l'importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell'utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola". Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, prova a chiarire dopo la riffica di polemiche scatenate dalle dichiarazioni sul curriculum vitae. "Per trovare lavoro - ha spiegato - è meglio andare a giocare a calcetto che mandare il curriculum". Sui social network sono esplose le critiche, mentre dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega Nord sono piovute richieste di dimissioni.
Non è la prima volta che Poletti si presta a questo genere di gaffe. Lo scorso dicembre, per esempio, aveva attaccato a testa bassa i 100mila giovani che se ne sono andati dall'Italia perché non sono riusciti a trovare un buon lavoro. "Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata - aveva detto - perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi". Il mese prima, invece, aveva attaccato chi esce dall'università on centodieci e lode. "Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico - aveva detto con gli studenti durante la convention di apertura a Veronafiere di 'Job&Orienta' - è meglio prendere 97 a 21". Ieri, dulcis in fundo, la sparata contro il cv che ha scatenato nuove polemiche sui social network e in politica. "Vedo che si stanno strumentalizzando alcune frasi che ho pronunciato in occasione di un incontro con gli studenti per parlare di alternanza scuola-lavoro e che gli studenti hanno compreso e condiviso nel loro significato", ha replicato il ministro cercando di spegnere l'incendio che è divampato sulle sue dichiarazioni.
I primi a chiedere le dimissioni di Poletti sono stati i leghisti. "Vergogna, scuse e dimissioni", ha invocato Matteo Salvini. A cui fa subito eco Roberto Calderoli: "Perché non si dimette e non torna nelle sue coop? Tanto il Paese non soffrirà a non averla più tra i piedi. E magari alle Politiche Giovanili mettiamo un ministro che di giovani capisce qualcosa". Sulla stessa linea anche il Movimento 5 Stelle. "Un personaggio maestro di gaffe è inadeguato a svolgere il ruolo di ministro del Lavoro.
Andasse lui a giocare a calcetto, piuttosto che combinare disastri", tuon il capogruppo alla Camera Vincenzo Caso secondo cui "la lezione che sta lasciando il renzismo" è che "il merito non conta". Persino tra le fila del Pd c'è chi, come Giovanni Zannola, invita Poletti a fare un passo indietro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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