Cyberattacco contro l'Iran. "Già colpiti i siti nucleari"

Giallo sull'operazione informatica: "Blitz sui tre rami del governo, magistratura e industria atomica". Così Teheran rischia la paralisi

Cyberattacco contro l'Iran. "Già colpiti i siti nucleari"
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«Letale preciso e soprattutto sorprendente». Giovedì il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant aveva usato queste parole per descrivere l'imminente risposta al massiccio attacco missilistico lanciato da Teheran il primo ottobre. «L'Iran - aveva aggiunto - non riuscirà neppure a rendersi conto di cosa e di come sia successo». A giudicare dalle confuse notizie in arrivo dalla Repubblica Islamica Gallant non esagerava.

Da venerdì fonti iraniane parlano di un attacco devastante che avrebbe colpito molti siti nevralgici tra cui quelli nucleari. Il resoconto più dettagliato del misterioso blitz arriva dal sito Iran International che cita le parole dell'ex-segretario del «Centro Nazionale per lo Spazio Virtuale» Abolhassan Firouzabadi. Secondo l'esperto iraniano «la quantità di pesanti attacchi informatici che hanno colpito i tre rami del governo, della magistratura e del parlamento, ed anche l'industria nucleare, sono enormi e senza precedenti. Durante gli attacchi è stata rubata una grande quantità di informazioni». Firouzabadi non chiarisce la data del presunto cyberattacco, ma di certo si tratta di qualcosa di molto recente. «Tra gli obiettivi - continua l'esperto - vi sono anche reti di distribuzione e trasporto di carburante, municipalità e porti». Insomma mentre tutti si aspettavano un bombardamento convenzionale contro i siti nucleari o petroliferi il governo di Benjamin Netanyahu avrebbe scelto di mettere in ginocchio il nemico utilizzando dei virus capaci di paralizzare e distruggere le sue infrastrutture tecnologiche. Israele avrebbe impiegato al meglio le capacità acquisite nel campo della guerra cibernetica. Capacità venute alla luce già nel 2010 quando si scopri che Stuxnet, virus immesso nei computer del sito nucleare di Natanz almeno 5 anni prima, aveva contaminato 200mila terminali e causato la distruzione di un migliaio di centrifughe per l'arricchimento dell'uranio.

La rappresaglia cibernetica in corso in queste ore potrebbe essere molto più devastante. Anche perché non è limitata ad un singolo obbiettivo, ma colpisce, stando alle dichiarazioni di Firouzabadi, tutti i centri nevralgici del paese. L'Iran bloccato nei suoi terminali governativi, giudiziari e militari sarebbe insomma un paese paralizzato. Un paese costretto ad assistere, se effettivamente sono stati penetrati i suoi siti nucleari, al progressivo degrado di una tecnologia atomica sviluppata a costo di enormi sacrifici economici nel corso dell'ultimo ventennio. Ma il rischio vero è che la rappresaglia sia appena all'inizio. Israele potrebbe infatti approfittare della virtuale paralisi dei centri radar e antiaerei per mettere a segno dei bombardamenti e dei raid missilistici assolutamente devastanti.

Questa situazione di assoluta vulnerabilità spiegherebbe il nervosismo di una Repubblica Islamica che - secondo fonti dell'intelligence americana citate dalla Cnn - starebbe interpellando i paesi arabi per cercare una soluzione diplomatica. Anche perché una distruzione, anche parziale, delle sue infrastrutture nucleari - accompagnata dalla distruzione degli arsenali di Hezbollah e dalla progressiva neutralizzazione del gruppo sciita sul piano bellico - trasformerebbe l'Iran da potenza regionale in nemico irrilevante e impotente.

Nel frattempo, gli Stati Uniti garantiscono a Israele ulteriori strumenti di difesa. Secondo Channel 12 News e Army Radio, Washington schiererà il sistema missilistico antibalistico Thaad, che sarà utilizzato dalle truppe americane sul suolo israeliano.

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