Dagli apparati al vertice dei Carabinieri. Il "domino" delle nomine nei posti chiave

In corsa per la Benemerita il capo di Stato maggiore Cinque e il generale Luongo. La scelta si intreccia con la designazione in vista per l'Aisi, ora guidata da Parente

Dagli apparati al vertice dei Carabinieri. Il "domino" delle nomine nei posti chiave
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Definirla la nuova «sherpa» del G7 sarebbe riduttivo. Anche perché la direttrice del Dis Elisabetta Belloni non sta transitando da una carica all'altra, ma sta - molto più autorevolmente - raddoppiando le proprie competenze. La gestione del programma del G7, assegnatole ieri, s'affianca infatti al coordinamento dei servizi segreti svolto dal maggio 2021 ad oggi in qualità di Capo del «Dipartimento delle informazioni per la sicurezza».

Ma la nuova nomina di Elisabetta Belloni arriva mentre l'esecutivo si prepara a gestire il «domino» di una serie di poltrone che spaziano dai servizi segreti all'Arma dei Carabinieri. A breve infatti il ministro della Difesa Guido Crosetto dovrà sciogliere le riserve e indicare il generale prescelto per la guida della Benemerita. In corsa ci sono il capo di Stato maggiore, Mario Cinque, e il generale Salvatore Luongo, comandante interregionale del Centro Italia. Una scelta complessa perché s'intreccia con quella dei nuovi vertici dell'Aisi, l'Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna guidata da oltre otto anni dal generale Mario Parente. E qui sta il problema.

Parente arriva dai Carabinieri e sostituirlo con qualcuno estraneo all'Arma potrebbe rappresentare un sorta di sgarbo istituzionale. Dal 2008 ad oggi l'Aisi è stata sempre guidata da generali dell'Arma dei Carabinieri, prima con Giorgio Piccirillo dal 2008 al 2012, poi con Arturo Esposito dal 2012 al 2016 e, infine, con l'attuale Mario Parente. Questa tradizione rischia di confliggere con il totonomine dell'Aisi che prevede da un lato Giuseppe Del Deo attuale vice-direttore responsabile dell'intelligence economico-finanziaria. Un'altra possibilità riguarda invece Bruno Valensise, storico dirigente dei Servizi e attuale numero due al Dis guidato da Elisabetta Belloni. E qui si torna inevitabilmente alla nuova nomina incassata dalla responsabile del Dis.

Puntando sull'8 marzo per rendere pubblico un incarico deciso almeno un mese fa Giorgia Meloni fa capire quanto conti per lei il ruolo delle donne nelle istituzioni. E soprattutto di una donna transitata dalla guida della Farnesina, in veste di segretario generale, a quella di capo del Dis. Due ruoli in cui la Belloni ha saputo esibire competenze assolute sia nel campo della diplomazia, sia in quello della sicurezza. Competenze esercitate, però, mantenendo un assoluto distacco dalla politica.

Questa capacità di gestire gli impegni istituzionali mantenendosi lontana da contaminazioni partitiche o ideologiche è la qualità che l'ha fatta più apprezzare a Giorgia Meloni. Qualità che diventa ancor più essenziale nel momento in cui l'Italia s'interroga su quali vertici istituzionali o politici abbiano permesso manovrato o coperto l'indebito accesso ai terminali dell'antimafia.

Sospetti che non possono lambire né la preparazione del G7, né gli accordi strategici, diplomatici ed economici connessi agli incontri dei «sette grandi». Lasciando la Belloni alla guida del Dis, la Presidente del Consiglio fa intendere, insomma, che la sua capacità di coordinamento sarà fondamentale anche per gestire la transizione ai vertici dell'Aisi.

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