Dai "cacicchi" al rebus vertici. Gli intoppi infiniti della Schlein

La luna di miele post-primarie è già finita e Elly si trova impantanata. Segreteria nazionale ancora in alto mare

Dai "cacicchi" al rebus vertici. Gli intoppi infiniti della Schlein

Il cubo di Rubik della segreteria che dopo settimane ancora non si allinea, tra rivalità, litigi e crisi di nervi. La bomba a orologeria che ticchetta in Campania dopo l'imprudente «niet» del Nazareno al terzo mandato per il «cacicco» Vincenzo De Luca. E poi, naturalmente, la doccia gelata del risultato friulano sul sogno di un «effetto Elly» capace di trainare magicamente il voto Pd.

Per la nuova segretaria dem la luna di miele post-primarie sta rapidamente sfumando, e il cocchio immaginario su cui è approdata a Roma torna ad essere la solita zucca, o meglio il solito Pd: le correnti, i colonnelli, gli scontri interni, i pochi (causa opposizione) posti da distribuire e le molte bocche da sfamare, la linea politica ancora incerta della nuova leadership. Ieri mattina sembrava fatta: «C'è l'accordo sulla nuova segreteria», lasciava trapelare il Nazareno, celebrando «l'accordo unitario» con l'ex rivale Stefano Bonaccini, che entra con i suoi - sia pur tra molti mal di pancia - nell'esecutivo del partito. A sera si tornava in alto mare: «Domani (cioè oggi, ndr) si chiude», assicurano i suoi, ma chissà. Intanto qualcuno si sfila preventivamente: «Non sarò responsabile Ambiente del Pd. Elly, cui sono molto legata (anche quando non vinceva) lo sa da tempo», dice via social Rossella Muroni, ex parlamentare ed ex Legambiente. Del resto la sua nomina sarebbe stata - come è stato spiegato a Schlein - un attacco diretto al sindaco dem di Roma Roberto Gualtieri, fautore (giustamente) del termovalorizzatore che risolverebbe il devastante problema «monnezza» nella Capitale, ma che per Muroni è «una minchiata pazzesca».

I focolai di malumore sono ovunque: i dalemian-bersaniani di Articolo1 sono furiosi perchè Elly Schlein non vuole in segreteria il loro Alfredo D'Attore ma solo Cecilia Guerra. La quale dovrebbe essere responsabile Lavoro, delega che però voleva il «giovane» Marco Sarracino, ex supporter e ora nemico di De Luca, sinistra Pd. Che però si dovrà accontentare di diventare «responsabile Sud». Peppe Provenzano, che voleva restare vice-segretario, avrà come contentino gli Esteri («Peccato non sappia le lingue», dicono i maligni): Elly non vuole vice: «In questo è come Matteo Renzi. Peccato non abbia lo stesso know-how politico», chiosa un dirigente. La segretaria vuole uno dei suoi stretti collaboratori nel posto chiave dell'Organizzazione: il predestinato era Gaspare Righi, amico personale e braccio destro della leader, ma «non ha mai messo piede al Nazareno», obiettano in molti. Per la minoranza, un ruolo chiave andrà a Alessandro Alfieri: non agli Esteri, come sarebbe stato naturale (ma andava accontentato Provenzano) bensì a Riforme, Enti locali e Pnrr. Ossia i temi su cui sarà più intenso il dialogo - o lo scontro - con il centrodestra. Debora Serracchiani, capogruppo uscente della corrente Franceschini, ottiene la delega alla Giustizia.

E a proposito di enti locali, Elly Schlein (costretta a trattare con le correnti su tutto) ha cercato di dare un segnale anti-correnti bloccando la ricandidatura in Campania di De Luca.

Mentre i suoi si accingono a bocciare il figlio del governatore Piero come vice-presidente del gruppo. Ma il corrusco Vincenzo, come prevedibile. non ci sta e promette «momenti di effervescenza e allegria, dopo le pastiere di Pasqua». Nel Pd è allarme rosso: «Quello si candida da solo, e ci manda a sbattere».

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