La difesa della famiglia e una concreta politica demografica sono stati uno dei tratti distintivi della campagna elettorale del centrodestra alle ultime politiche. Tanto che già la prima legge di Bilancio del governo Meloni, varata a pochi mesi dall'insediamento, ne porta tracce di tutta evidenza. «È un primo segnale» dissero allora la ministra della famiglia, Eugenia Roccella (foto) e la stessa Meloni.
E se ieri da Budapest la premier continuava a ripetere: «Difendiamo Dio e la famiglia» è il segno di una costante attenzione a un tema, la natalità, che resta al centro della politica di questo governo. In quel primo pacchetto di misure (1,5 miliardi di euro con la prima legge di Bilancio) c'erano tagli all'Iva per i prodotti per la prima infanzia, aumento dei congedi parentali e dell'assegno unico per il primo figlio.
La difesa della natalità parte da due presupposti: la difesa della famiglia e la possibilità per la donna di lavorare e intraprendere attività economiche. Ecco quindi arrivare l'assegno di inclusione (sostituto del reddito di cittadinanza) fortemente tarata sulla presenza di figli nel nucleo familiare.
Ed è stato portato avanti, in collaborazione con l'Ente per il Microcredito, il progetto del «Microcredito di Libertà», dedicato alle donne vittime di violenza che vogliono aprire una propria attività per raggiungere l'indipendenza economica e realizzarsi professionalmente.
Il governo Meloni ha già confezionato una delega «family friendly» per la riforma del sistema fiscale contenente principi su natalità e sostegno alle famiglie.
Principi cardine ai quali la riforma dovrà ispirarsi, tenendo conto della composizione del nucleo familiare e dei costi sostenuti per la crescita dei figli, indicati come criteri per la revisione del sistema di tassazione.Nella prossima finanziaria dovrebbero trovare spazio una misura di «accompagno» per le donne in attesa e altri fondi per il secondo figlio.
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