C'è un filo rosso (e grillino) che unisce il partito dei Carc, la sigla che ha ispirato la lista di proscrizione contro i vertici de Il Giornale e di altri giornalisti, accusati di essere agenti sionisti in Italia e complici del genocidio contro la Palestina, e la sinistra istituzionale. Non parliamo della sinistra estremista e radicale dei centri sociali o degli attivisti di Ultima generazione ma di quella in giacca e cravatta del Pd. Un filo che va da Bologna a Milano e che svela relazioni tra esponenti di primo piano tra cui il sindaco di Bologna Matteo Lepore (Pd) e Pierfrancesco Majorino, ex europarlamentare dem e sfidante del governatore Attilio Fontana alle ultime regionali in Lombardia. La saldatura tra Pd, M5s e il partito dei Carc (Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo) compie un ulteriore salto in avanti nella comune battaglia contro la riforma Calderoli sull'autonomia differenziata.
Il 13 agosto scorso a Pontedera, in occasione della Festa della riscossa Popolare, tra le varie esperienze promosse e pubblicizzate dai Carc, nell'ambito delle proprie attività, rimbalzava la storia del comitato Besta di Bologna. Una premessa: all'evento di Pontedera è stato partorito il documento contro giornalisti e amici di Israele. Ritornando a Bologna. Il partito dei Carc fa parte del comitato Besta, un movimento che si è opposto alla realizzazione di un plesso scolastico nel parco Don Bosco. Dopo sette mesi di trattative e tensioni, il sindaco Pd Lepore ha accettato il diktat del comitato Besta (tra cui Carc) e ha deciso di sospendere la costruzione del polo didattico. Optando per un'altra area. C'è ovviamente anche l'aspetto economico da non sottovalutare: la realizzazione della scuola era stata finanziata con i fondi Pnrr. Che fine faranno i soldi già spesi per il cantiere? Colpisce però la scelta di Lepore di accettare (piegarsi quasi) alle proteste (anche violenti) del partito dei Carc.
Il sodalizio Pd e partito dei Carc non è una novità. Nell'estate del 2020, in piena emergenza Covid, il Pd scendeva in piazza sotto braccio con il partito dei Carc per chiedere le dimissioni del presidente della Lombardia Attilio Fontana. E gli slogan usati in quelle manifestazioni, raccontate da Il Giornale, ricalcavano molto il linguaggio usato nel documento contro i vertici de Il Giornale. Sui manifesti campeggiava la scritta Fontana Assassino. E proprio in quelle ore calde in piazza Duomo per chiedere le dimissioni Fontana c'era anche Pierfrancesco Majorino, europarlamentare Pd, che poi sfiderà alle regionali proprio il governatore lombardo. A certificare una sintonia ideale e di battaglie tra un pezzo del Pd milanese e il partito dei Carc.
Il flirt contagiava anche il M5s. Nella stessa estate di follia contro Fontana, ai banchetti del partito dei Carc spuntava un dirigente del M5s. Scatenò polemiche la presenza dell'ex capogruppo grillino in Regione Lombardia Marco Fumagalli. C'è un terzo anello di congiunzione tra il Pd e il partito dei Carc: la campagna referendaria contro l'autonomia differenziata.
Il 29 luglio scorso sul sito ufficiale Carc veniva annunciata l'adesione nel fronte di Elly Schlein contro la riforma Calderoli: «Si tratta di portare la battaglia contro l'autonomia differenziata in ogni azienda e in ogni territorio, usando a questo scopo tutti gli strumenti a disposizione». Sorpresa! Il campo largo che va da Conte a Renzi ha un nuovo invitato: il partito dei Carc.
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