Dal caro-bollette all'assedio internazionale: tutte le sfide della Meloni

Tutte le sfide di Giorgia Meloni, aspirante premier che dovrà fin dalle prime battute confrontarsi con un'agenda complessa

Dal caro-bollette all'assedio internazionale: tutte le sfide della Meloni

Giorgia Meloni prenota Palazzo Chigi dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni politiche e si prepara a passare, dopo una traversata del deserto durata un decennio, dall'opposizione al governo. Dalla fase finale del governo Monti a Draghi, la Meloni e Fratelli d'Italia sono sempre stati sul versante opposto degli esecutivi che si sono alternati dal 2012, anno di nascita del partito, ad oggi. Ora l'ingresso al governo dalla porta principale è più vicino, ma finita l'esultanza per i risultati elettorali la Meloni e Fdi si preparano ad affrontare una fase in cui l'amministrazione del Paese non sarà una sfida facile e imporrà scelte strategiche.

L'economia, innanzitutto, con il caro bollette e l'inflazione, imporranno riflessioni a tutto campo. Ma anche diversi altri campi saranno oggetto di grandi attenzioni e un eventuale governo Meloni sarà interessato da diverse partite sul campo interno e globale. La sfida si preannuncia complessa e andrà valutata, passo dopo passo, quando il governo si sarà insediato.

Il nodo manovra e la sfida delle bollette, la prima partita della Meloni

La prima sfida, chiaramente, sarà quella del governo dell'emergenza energetica che si salderà attivamente con la partita della lotta al caro-bollette e all'evoluzione del contrasto all'inflazione in campo italiano ed europeo. Tali partite dovranno giocoforza vedere la Meloni, Fdi e il resto della coalizione di centrodestra operare nel quadro dello spazio offerto dalla manovra finanziaria.

Giorgia Meloni dovrà partire dalle sfide più impellenti e ha intenzione, come confermano fonti di Fratelli d'Italia sentite da IlGiornale.it, di governare l’emergenza energetica varando aiuti economici volti a sostenere la crisi delle bollette e della tempesta dei prezzi del gas e dell'elettricità. Come abbiamo anticipato su Inside Over, "la vera manovra economica da compiere è quella che preserverà le imprese e le famiglie dall’ora più buia della crisi energetica anestetizzando in anticipo ogni ricatto energetico russo". E rappresenterà un banco di prova per la stabilità della coalizione di centrodestra.

In quest'ottica, la manovra sulle bollette si lega attivamente alla sfida della continuità tra le politiche economiche varate dal governo uscente di Mario Draghi e quelle del futuro esecutivo. Secondo i tempi concordati con la Commissione Europea prima della caduta del governo di unità nazionale Roma deve presentare entro domani la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) e entro il 15 ottobre il Documento programmatico di bilancio (Dpb) nel quale il governo definisce a grandi linee l’impianto della manovra e che per legge va inviato a Bruxelles entro il 15 ottobre. Ebbene, per quella data il nuovo Parlamento si sarà insediato da solo un paio di giorni e in quest'ottica va capita la fretta con cui Guido Crosetto ha sottolineato la necessità per la Meloni di cercare un abboccamento con l'esecutivo uscente per concordare le linee guida su cui il nuovo governo, che non si insedierà prima di fine ottobre, potrà muoversi.

Logico dunque che per agire nella maniera ottimale un'altra necessità fondamentale per la Meloni sarà quella di chiudere con la coalizione in tempi brevi il processo di nomina dei presidenti della Camera e del Senato e, in seguito, con le consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo attraverso la spartizione dei ministeri. L'effetto-tempo giocherà molto per dare al futuro esecutivo spazio di manovra per approntare i piani e proporli entro la fine dell'anno.

Il rischio di un autunno caldo

In parallelo la nuova maggioranza dovrà vigilare affinché l'emergenza non assuma connotazioni epidemiche mettendo alle corde le fasce più povere e emarginate della popolazione. L'aumento delle bollette mette ai margini i cittadini meno ricchi e le imprese, le questioni sindacali e aziendali sono all'ordine del giorno in diversi contesti e, spesso dimenticato dalla politica, c'è un Paese che ribolle.

Ha assunto nei mesi scorsi notorietà nazionale la questione della reindustrializzazione della Gkn di Campi Bisenzio, mentre più di recente lo ha avuto il tema degli "scioperi fiscali" di molti cittadini in rivolta contro le sempre più difficili condizioni socio-economiche. Con le sue politiche e la sua programmazione il nuovo governo dovrà mettere in campo misure volte a anestetizzae le tensioni e garantire la pace sociale in un contesto che ha visto, nei giorni pre-voto, aumentare le dinamiche di agitazione tra i lavoratori e gli scioperi, da Pavia a Trento, da Firenze alla bergamasca, per le questioni connesse alla crisi economica, ai mancati rinnovi dei contratti, all'aumento delle disuguaglianze.

L'agenda internazionale

Giorgia Meloni dovrà accreditarsi davanti a imprese, sindacati e lavoratori come leader capace di trattare e ascoltare. Ma ancor di più dovrà farlo nel caso in cui dovesse fare l'esordio nella scena globale come prima donna a capo di un governo italiano e prima figura politica proveniente dalla destra politica organica a guidare una nazione del G7.

La data cerchiata in rosso è, in quest'ottica, quella del prossimo 15 novembre: quel giorno si aprirà a Bali, in Indonesia, il summit del G20 a un anno di distanza dall'edizione ospitata a Roma che ha visto Draghi grande protagonista. In quel consesso, la Meloni e la sua squadra, titolare della Farnesina in testa, dovranno muoversi attivamente per accreditarsi come rappresentanti della nuova Italia in campo internazionale. La Meloni potrà confrontarsi vis a vis con Ursula von der Leyen, dichiaratasi pronta a intervenire in caso di modifiche dell'ordinamento liberale italiano assieme alla Commissione Europea; con Emmanuel Macron, la cui premier Élisabeth Borne ha dichiarato di voler vigilare sul rispetto dei diritti umani e dell'aborto in Italia; con Olaf Scholz a cui Enrico Letta è andato a chiedere un tardivo endorsement nei giorni scorsi; con Joe Biden e i vertici di un'amministrazione Usa che ha dichiarato di voler "prendere le misure" al prossimo inquilino di Palazzo Chigi.

Il 15 e il 16 dicembre invece la Meloni dovrebbe fare l'esordio al Consiglio Europeo, terza leader del partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) a entrare alla guida di un esecutivo. In entrambi i casi la sfida maggiore per la Meloni sarà la necessità di combaciare gli interessi italiani con le sfide strutturali imposte dalla guerra in Ucraina (sanzioni alla Russia, tetto al gas e via dicendo) da un lato e le logiche di fatto del "vincolo esterno" dall'altro, prima fra tutte il complesso sistema decisionale dell'Europa, dall'altro.

Le nomine e la sfida della classe dirigente

Mentre lavorerà su questi dossier, il governo dovrà anche portare avanti la partita del rafforzamento del suo posizionamento nei sistemi di potere dello Stato e del para-Stato che rappresenta un banco di prova decisivo per la tenuta di una coalizione nel dopo-elezioni. In quest'ottica, un campo fondamentale dell'analisi riguarderà la capacità della Meloni di gestire le nomine della prossima legislatura a partire dalle partecipate che andranno in scadenza in primavera. Dovranno essere rinnovati 49 consigli di amministrazione e spartite più di 500 poltrone da assegnare, prime fra tutte un centinaio di posizioni da presidente e amministratore delegato. In scadenza i "gioielli" dell'apparato a partecipazione pubblica: Eni, Enel, Leonardo, Poste Italiane, Terna.

Fratelli d'Italia sta già strutturando in tal senso una rete di influenze non secondaria: dall'ad di Eni Claudio Descalzi, in quota per il rinnovo, a quello di Terna Stefano Donnarumma, dato in predicato per la promozione ad Enel, passando per i legami con l'industria della Difesa mediati dall'ex ministro Guido Crosetto lo stato maggiore della Meloni è al lavoro per proporre ai partner di coalizione uno schema di nomine in grado di equilibrare le formazioni e le loro richieste.

Queste nomine si incroceranno con quelle strategiche ai servizi segreti (dal direttore del Dis all'autorità delegata alla sicurezza della Repubblica) e dei presidenti di Inps e Istat che si dovranno concretizzare entro l'innizio del 2023.

Tutta questa galassia di potere dovrà a sua volta fare i conti con l'ascesa arrembante di un partito che quadruplicando i suoi voti aspira al governo, con Giorgia Meloni a un passo da diventare la prima premier donna della storia d'Italia. Una partita in cui, in ogni caso, bisognerà giocare seriamente e ad alti livelli. A partire dalle prime settimane di mandato, sarà un eseme quotidiano.

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