Dall'economia ai diritti: la sfida del mondo libero è arginare la Cina di Xi

Con la Via della Seta Pechino ha cercato di imporsi sul piano globale, l'Italia ha fatto bene a uscirne. Le bugie sul Covid, i legami con Putin e i cristiani perseguitati

Dall'economia ai diritti: la sfida del mondo libero è arginare la Cina di Xi

Non c'è sfida più grande per il mondo libero di quella posta dal Partito comunista cinese. Sotto la sua guida, la Repubblica popolare cinese (RPC) intende modificare radicalmente il sistema internazionale libero e aperto che esiste dalla fine della seconda guerra mondiale per conseguire gli obiettivi autoritari e le ambizioni egemoniche di Pechino. Nel corso del mandato del presidente Xi Jinping, abbiamo visto la Cina aumentare rapidamente i propri sforzi per raggiungere questi obiettivi a tutti i livelli: militare, diplomatico ed economico. È essenziale che Italia e Stati Uniti si uniscano per contrastare la visione del mondo della Cina.

Gli sforzi aggressivi del Partito comunista cinese (PCC) per rafforzare il potere e il prestigio globale della Cina hanno assunto molte forme, ma nessuna è stata così importante sotto il regno di Xi Jinping come la Belt and Road Initiative (BRI). Dall'Africa all'Indo-Pacifico fino all'Europa, il PCC ha utilizzato questo programma sia per espandere i mercati esteri per le aziende cinesi sia come mezzo per attirare le nazioni e in particolare le loro élite nell'orbita geopolitica di Pechino. Gli accordi stessi sono spesso unilaterali a favore di Pechino, anticipati dalla promessa di massicci progetti infrastrutturali e futuri investimenti cinesi. La realtà, però, è stata esattamente l'opposto: trappole del debito, costruzioni pericolosamente imperfette e promesse non mantenute hanno caratterizzato la Belt and Road Initiative sin dal suo lancio.

Nonostante questo pericolo, nel 2019 l'ex governo italiano ha deciso di aderire alla rete cinese BRI. Anche se aveva le sue ragioni, in qualità di Segretario di Stato ero inequivocabile nelle mie parole di cautela all'epoca: il Partito Comunista Cinese non avrebbe avuto interesse a creare una partnership sincera e reciprocamente vantaggiosa.

Purtroppo, è proprio quello che è accaduto. La promessa della Cina ossia che l'ingresso nella rete BRI avrebbe portato all'Italia massicci investimenti economici e prosperità congiunta si è rivelata poco più che fumo negli occhi. Rispetto all'anno precedente, le importazioni cinesi dall'Italia erano aumentate solo di 4 miliardi di euro, mentre le esportazioni cinesi verso l'Italia erano aumentate di 30 miliardi di euro. Anche gli investimenti diretti esteri (IDE) cinesi sono diminuiti drasticamente una tendenza che ha preceduto la pandemia di COVID-19 anche se gli IDE, con il resto d'Europa, sono aumentati. Altri paesi europei, come Germania e Francia, hanno esportato verso la Cina più di quanto abbia fatto l'Italia lo scorso anno, nonostante non facessero parte della BRI cinese. In breve, la Belt and Road Initiative non si è avvicinata minimamente al guadagno economico promesso all'Italia. Tuttavia, questo non è mai stato l'intento del PCC.

In effetti, è vero il contrario. Questa «partnership» non ha fatto altro che aggravare il deficit commerciale dell'Italia con la Cina e ha permesso a Pechino di estendere la propria influenza all'interno del paese. A un certo punto, durante la pandemia di COVID-19, la campagna di disinformazione globale del PCC è stata tale da affermare che fosse l'Italia all'origine della pandemia, pubblicizzando al contempo la risposta del governo cinese. Azioni come queste rivelano il vero carattere e le intenzioni del Partito Comunista Cinese: il Partito si preoccupa solo dei propri interessi mentendo, imbrogliando e rubando per imporli. Il popolo italiano merita di meglio e il presidente del Consiglio Meloni ha fatto la scelta giusta ritirando l'Italia dalla BRI. Questo è ciò che è meglio per l'Italia e il suo popolo, e la sua decisione dovrebbe essere applaudita. E spero che apra la strada a relazioni commerciali ed economiche ancora migliori tra Italia e Stati Uniti.

Dovremmo anche ricordare che la sfida posta dalla Cina va ben oltre le questioni economiche. Per scoraggiare e arginare le ambizioni della Cina sarà necessario uno sforzo congiunto da parte di Europa e Stati Uniti, soprattutto perché la Cina ha stretto legami più profondi con personaggi del calibro di Valdimir Putin. In effetti, gli acquisti record di petrolio dalla Russia da parte della Cina dopo l'invasione dell'Ucraina hanno aiutato l'economia russa a rimanere a galla nonostante le sanzioni occidentali, permettendo alla brutale guerra di continuare e costando un numero incalcolabile di vite innocenti. Continuare a sostenere l'Ucraina nella sua lotta per difendersi dall'aggressione russa uno sforzo al quale l'Italia ha nobilmente contribuito è altrettanto importante per stabilire una deterrenza con la Cina.

Infine, restare uniti contro la Cina significa ritenere il PCC responsabile delle sue enormi violazioni dei diritti umani.

Con l'avvicinarsi del Natale, non possiamo dimenticare i tanti credenti cristiani in Cina che saranno costretti a celebrare la nascita di Cristo nascondendosi per paura di ritorsioni. Questa oscura realtà, ancora più visibile nei campi di concentramento dello Xinjiang, ricorda come il PCC vede la fede e i diritti umani fondamentali. Dobbiamo opporci insieme.

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