La tragedia del cantiere a Firenze ha allungato l'elenco delle morti bianche già avvenute sul posto di lavoro dall'inizio del 2024 (145 secondo l'Osservatorio nazionale di Bologna). Ma anche l'anno che ci siamo lasciati alle spalle è da dimenticare. Si è contato un morto ogni 8 ore e mezza, quasi tre al giorno, oltre 86 al mese. E il settore delle costruzioni si è confermato quello in cui sono avvenuti più incidenti mortali.
L'ultimo report dell'Inail offre cifre che non vorremmo mai leggere. Sono stati 1.041 le denunce di incidenti mortali sul posto di lavoro arrivate nei dodici mesi del 2023. In termini assoluti è andata peggio nel 2022 con 1.090 vittime, ma il trend in decrescita dell'anno scorso è dovuto alla diminuzione degli incidenti in itinere, ovvero quelli avvenuti nel tragitto casa lavoro, che da 300 scendono a 242. In compenso, i morti sul posto di lavoro salgono a 790 a 799 casi annui. Solo l'industria e i servizi sono in controtendenza: 884 i decessi nel 2023, 936 l'anno prima.
E poi ci sono le giovani vittime, che crescono: da 55 a 75 le vittime con meno di 25 anni. Penalizzati anche i più anziani: saliti da 211 a 236 i morti tra i lavoratori nella fascia tra i 60 e i 74 anni. Per quel che riguarda il sesso delle vittime, la flessione registrata tra il 2022 e il 2023 riguarda sia gli uomini (che passano da 970 a 955) che le donne (da 120 a 86).
Il peggior rapporto tra numero di abitanti e morti sul lavoro è quello di Rieti, con 1 morto ogni 15.742 cittadini. Mentre è la Lombardia la regione con il maggior numero di incidenti letali nel 2023: 123 morti sul luogo di lavoro, più 62 incidenti letali in itinere. Ma i numeri elevati dei decessi devono essere anche rapportati alla popolazione lavorativa in Lombardia. E se si analizzano con attenzione le cifre si scopre che nel suo territorio si verificano 30,1 infortuni mortali ogni milione di occupati, meno della media nazionale che sale al 34,6.
Purtroppo questo dato positivo non viene riscontrato in tutte le province della regione: Brescia, Sondrio, Lodi e Cremona presentano un rischio di infortunio mortale molto superiore alla media nazionale, fino ad arrivare, nel caso di Brescia a 55 infortuni mortali ogni milione di occupati.
Anche le denunce di infortunio a livello nazionale hanno subito modifiche al ribasso: l'anno scorso ne sono state presentate oltre 585mila (-16,1% rispetto al 2022). Risultano invece in aumento le malattie professionali, quasi 73mila (+19,7%). In generale, il settore delle costruzioni è quello più a rischio infortuni.
Ed è quello a cui si applicano i cosiddetti contratti alternativi per risparmiare. Si fa largo uso del dumping contrattuale: cioè si svolgono lavori edili con in tasca un contratto della meccanica o dei multiservizi. Sembra che questo stratagemma sia stato applicato anche nel disastroso cantiere di Firenze ma da tempo il mondo del lavoro ne denunciano il distorto utilizzo.
Alla Cisl, avevano rilevato, per esempio, che una delle società addette alla pavimentazione per le casette dei terremotati di Amatrice, aveva applicato ai lavoratori il contratto dei florovivaisti anziché dell'edilizia. Ma quest'uso alternativo prevede una diversa regolazione e questo ne va anche a discapito della sicurezza oltre che della competitività.
Tanto che il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, aveva protestato per questa distorsione. E mentre nel settore pubblico il contratto dell'edilizia si deve rispettare per dettagliata legge nazionale, nel privato spesso regna l'anarchia.
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