Una rotta nuova, dossier dopo dossier, per il Viminale guidato da Matteo Piantedosi. Un cambio di direzione rispetto alla linea del dicastero quando a guidarlo c'era Luciana Lamorgese, che pure, fino ad agosto del 2020, aveva proprio l'attuale ministro come capo di gabinetto.
L'ultimo punto di discontinuità arriva sui rave party. La Lamorgese si ritrovò tra le tante gatte da pelare il famoso raduno di Valentano, nel Viterbese, ad agosto 2021, quando almeno 8mila persone da tutta Europa invasero un terreno agricolo e festeggiarono per giorni, tra incidenti, danni e persino una vittima, morta annegata in un laghetto, con le forze dell'ordine che assistevano impotenti. Per quella vicenda ha pagato una sola persona, un ragazzo albanese che è il solo rinviato a giudizio per un rave affollato come pochi. Di fronte allo scandalo, la Lamorgese fece spallucce e ricordò la necessità di una legge anti-rave, spiegando di essersi già messa al lavoro su norme che permettessero il sequestro dei veicoli dei partecipanti e dei sound system degli eventi. Ma poi di tutto questo non se n'è saputo più nulla.
Così, Piantedosi, sul punto, prova a cambiare marcia. Ieri ha dato mandato al prefetto di Modena e al capo della Polizia di adottare, raccordandosi con l'Autorità giudiziaria, ogni iniziativa per interrompere il rave party organizzato nelle campagne della città emiliana e che dovrebbe proseguire fino a martedì. E per non limitarsi a guardare, come spesso è successo in passato per evitare che i maxiraduni degenerassero in seguito all'intervento delle forze dell'ordine, il ministro ha anche annunciato che oggi porterà in Cdm, per un primo esame, una serie di misure normative che possano fornire «nuovi e più efficaci strumenti di prevenzione e intervento» per stoppare i futuri free party.
Ma sul banco c'è anche la questione immigrazione. Dopo la prima mossa con il «no» alle Ong e la bacchettata a Humanity1 e Ocean Viking in quanto «non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale», c'è da mettere a punto il piano del governo: bloccare le partenze dai Paesi di origine e transito e puntare sui flussi regolari attraverso canali legali. Ad aggiungere pressione, c'è l'impennata negli sbarchi. Rispetto al primo Comitato nazionale per l'ordine la sicurezza dell'altro giorno, il numero dei migranti sbarcati in Italia è già salito stando ai dati dello stesso Viminale da 79.208 a 82.384, 3mila in poco più di 24 ore. Nei primi dieci mesi del 2022, sono già arrivati sulle nostre coste più migranti del 2020 e del 2021 messi insieme. Alla luce di quella che è già una emergenza, lo stop allo sbarco delle navi umanitarie ha un senso chiaro, reso esplicito dallo stesso Piantedosi che, giovedì scorso a Porta a Porta, ha spiegato di voler «affermare un principio» e soprattutto «lanciare un messaggio» all'Unione Europea: «La condivisione deve esserci non a sbarco avvenuto, la presa in carico deve partire subito». Ultimo, ma non meno importante tra i punti dell'agenda di Piantedosi, il rischio di un autunno caldo che travalichi i confini del legittimo dissenso e sfoci nella violenza. L'ultimo comitato nazionale, il suo primo da ministro, aveva certificato la mancanza di criticità, ma nonostante la mancanza di allarmi da intelligence e forze dell'ordine il ministro tiene gli occhi aperti. «Le analisi ci dicono che qualcuno sta provando ad organizzarsi.
Manteniamo alta l'attenzione, c'è chi strumentalizza per professione: professionisti della sommossa che noi però monitoriamo e teniamo sotto attenzione», ha spiegato senza giri di parole da Bruno Vespa. E la sicurezza è un punto per affrontare il quale il ministro può contare anche sulla sua esperienza, sia ai vertici amministrativi del Viminale che, più recentemente, come prefetto della Capitale.
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