Li ha lasciati decantare come fa con i raffinati vini della sua cantina nelle Langhe e poi Paolo Damilano - candidato sindato al Comune di Torino per il centrodestra - ha trasformato l'indecisione di Italia Viva e di Azione in una profonda spaccatura, a pochi mesi dal voto, tra chi spinge per andare a sinistra e chi invece intende sostenere un primo cittadino espressione sul territorio dei partiti di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.
Per il partito di Calenda, si tratta di qualcosa in più di una semplice scissione, visto che a dichiarare ufficialmente di puntare sull'imprenditore imprestato alla politica, è un rappresentante di spicco come il deputato Enrico Costa, ministro nei governi Renzi e Gentiloni.
I nervi sempre più tesi in una Torino dove i sondaggi danno in vantaggio il centrodestra, hanno innescato la querelle iniziata con un tweet del senatore del partito di Calenda Matteo Richetti, per stemperare la tensione tra fughe e polemiche incrociate. «Azione si allea con chi esclude populisti e sovranisti - ha cinguettato - Il problema, prima dei candidati, sono le coalizioni a cui si dà vita». E ancora: «A Torino l'unico candidato è Lo Russo del Pd. Chi fa altre scelte lo fa a titolo personale e non rappresenta Azione in alcun modo». Pochi secondi dopo ecco la risposta semi ironica di Costa, che non ha mai nascosto il suo appoggio a Damilano: «Tutti sanno come la penso. Il candidato migliore per amministrare Torino è Damilano». E ancora: «Tranquilli, parlo a titolo personale, libero e liberale. Grazie per tollerare questa voce indisciplinata».
Che il partito Azione fosse in seria difficoltà per l'incapacità di scegliere tra il candidato del Pd e quello del centrodestra, lo aveva evidenziato, suo malgrado, lo stesso Carlo Calenda che, durante la riunione romana per ufficializzare la posizione dei suoi, era incappato in una gaffe che ha mandato in fibrillazione il partito: «Se fossi a Torino voterei Damilano».
In vista delle amministrative d'autunno, il partito di Renzi non se la passa meglio. Davide Ricca, che nei giorni scorsi si è dimesso da coordinatore cittadino di Italia Viva, ma non dal partito, ha deciso infatti di sostenere il candidato della lista civica «Torino Bellissima» e del centrodestra, Paolo Damilano.
«Ha la capacità e la competenza per tirare fuori Torino dai 15 anni di declino in cui è caduta», ha detto il renziano dell'imprenditore.
Omettendo che i quindici anni di cui parla sono stati per la città Sabauda, tutti a trazione di sinistra.«Mi inorgoglisce che gente che in passato ha votato il centrosinistra, mi stia appoggiando in questa campagna elettorale - ha commentato con un sorriso Damilano -. Non escludo che a ottobre il voto sia disgiunto».
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