Le ultime scelte in campo economico adottate dal governo Draghi sembrano segnate da una forma di schizofrenia.
Da un lato è positivo che ci si diriga verso una riduzione della pressione fiscale e che pure si provi ad allievare quel «caro bollette», in larga misura dipendente proprio da talune scelte di politica energetica (e speriamo senza nutrire illusioni che ci si muova nella giusta direzione). Al tempo stesso, però, in tema di cartelle esattoriali l'esecutivo si è limitato a un rinvio di trenta giorni: come se si fosse già usciti dalla catastrofe economica causata dalle misure introdotte contro la pandemia.
Pure nell'ambito del lavoro non è chiaro dove si voglia andare. È evidente che continua a non essere affrontata con la determinazione la questione del reddito di cittadinanza, che non soltanto è l'obiettivo prediletto di tantissimi «furbetti», ma è soprattutto un potente incentivo a non lavorare. Per giunta, un recente emendamento al decreto fiscale (proposto dai Cinquestelle e approvato con i voti del Pd e di Leu) ha fissato al 31 dicembre 2022 il limite temporale d'impiego (oltre i 24 mesi) per i lavoratori assunti in somministrazione a tempo indeterminato e mandati in missione a termine. In poche parole, questa norma è un ulteriore ostacolo a quella flessibilità che invece è necessaria se si vuole allargare l'area delle assunzioni: e si tratta di una questione di non poco conto se si considera che, secondo le analisi di Assolavoro, l'emendamento mette a rischio oltre 100mila occupati.
Quella che manca, insomma, è una chiara individuazione dei problemi e, di conseguenza, una strategia coerente. Siamo lontani dall'aver compreso che l'economia potrà forse iniziare a ripartire soltanto se lo Stato si ritrarrà (ridurrà le imposte, cancellerà le misure assistenziali, permetterà liberi accordi tra imprese e lavoratori) e se quindi l'economia reale quella basata su investimenti, scambi e contratti potrà poggiare su basi più solide: evitando questa perenne sovversione delle regole cui stanno dando un loro contributo gli ultimi provvedimenti governativi.
Non è chiaro cosa si voglia fare e perché, dato che il governo con una mano dà e con
l'altra prende, con una mano prova a creare qualche spazio per la libera iniziativa e con l'altra moltiplica l regole, i lacci, gli obblighi e le proibizioni. Ma se non si cambia direzione, difficilmente ne verremo fuori.
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