Debito a 3mila miliardi, Giorgetti: "Rientrerà"

Il ministro: "Piano condiviso con la Ue e risultati oltre le attese". Bankitalia: "Conta la forza del Pil"

Debito a 3mila miliardi, Giorgetti: "Rientrerà"
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Il debito pubblico dell'Italia, con l'aumento registrato a novembre di 23,9 miliardi, ha superato il tetto simbolico dei 3mila miliardi di euro. Una cifra record, che deve certamente preoccupare, ma che nei fatti ha soltanto valore statistico. Lo spiega la stessa Banca d'Italia, che ha diffuso e commentato la notizia. «Nel valutare lo stato di salute delle finanze pubbliche di un Paese - precisa via Nazionale - non conta tanto il debito pubblico in termini nominali, quanto il suo andamento in relazione alla capacità del Paese stesso di farvi fronte. In Italia nel triennio post-pandemico 2021-23 il debito nominale è aumentato di quasi 292 miliardi, da 2.678 a 2.868 miliardi, ma in rapporto al Pil è sceso di oltre 19 punti percentuali». Sulla stessa lunghezza d'onda il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che da parte sua, intervistato da Class-Cnbc, ha dichiarato: «Che il debito cresca ne siamo assolutamente consapevoli, tanto è vero che questo governo ha cambiato approccio con pieno plauso sia delle autorità europee sia dei mercati finanziari. È in atto un percorso di rientro dal debito, previsto dal piano strutturale approvato dall'Unione Europea. Un elemento fondamentale di questo percorso è il programma di dismissione degli immobili pubblici. Noi andiamo avanti in questa direzione e addirittura i risultati sono migliori delle previsioni». Insomma, ha aggiunto il ministro all'emittente televisiva, «quello che deve fare il governo lo sta facendo. Probabilmente bisognava farlo qualche tempo fa, evitando che il debito si accumulasse progressivamente». Ciò che conforta, ha concluso Giorgetti, è che l'Italia è uno dei pochi Paesi che ha fatto tempestivamente un piano strutturale di rientro del debito, accettato e condiviso dall'Unione europea.

Il superamento di quota 3 mila (la cifra esatta è di 3.005,2 miliardi) è dovuto, sempre secondo la relazione della Banca d'Italia, all'«aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, cresciute di 20,9 miliardi, a 63,9 miliardi. Senza questo elemento il debito sarebbe diminuito».

Non solo. Nel conteggio va considerata anche una componente contingente, vale a dire la leggera frenata delle entrate fiscali, che a novembre sono ammontate a 51,7 miliardi, in calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese del 2023 (se si considerano però i primi 11 mesi dell'anno le stesse entrate tributarie, pari a 504,3 miliardi, sono aumentate del 5% a 24,2 miliardi). Infine, il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche è cresciuto di 3,2 miliardi.

Il costo del debito ha così raggiunto nel 2023 quota 78 miliardi di euro: a tanto ammontano infatti gli interessi pagati ai sottoscrittori dei titoli pubblici. Una cifra pari al 3,8% del Pil, ma che in prospettiva appare in diminuzione grazie al continuo miglioramento dello spread, ormai stabilizzato sui livelli del 2021, ovvero attorno a quota 110.

I mercati, insomma, non sono per nulla preoccupati e mostrano di credere alle promesse

del governo Meloni, mentre le stime dell'Istat indicano per il 2024 un aumento del Pil dello 0,5% e prevedono un deficit inferiore alle precedenti stime, mentre per il 2025 l'incremento dovrebbe salire allo 0,8-1 percento.

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