Più carcere? «No, direi più prevenzione e più sicurezza».
Andrea Ostellari, sottosegretario con delega alla giustizia minorile, è uno dei padri del provvedimento che affronta l'emergenza della baby criminalità.
Che cosa cambia in concreto? Solo pene più alte e manette facili?
«No, un attimo. La prima vera rivoluzione è quella dell'ammonimento ai dodicenni, uno strumento mai usato nel passato con i giovanissimi. In pratica, finora non c'era modo di contrastare gli illeciti compiuti dai ragazzi con un'età inferiore ai 14 anni».
Ora?
«Ora, quando un adolescente commette un fatto che costituisce reato per cui non è imputabile, lo si convoca davanti al questore con i genitori e lo si ammonisce. In questo modo sono tutti avvisati, anche le famiglie che potrebbero anche dover pagare sanzioni fino a 1.000 euro. Non solo: le questure hanno così la possibilità di mappare questa fascia d'età che oggi sfugge ad ogni controllo. Ma non c'è solo questo».
C'è la messa alla prova?
«Sì, ma anticipata. Il pm può disporla prima del processo, bruciando i tempi che di solito sono lunghissimi. Tu hai imbrattato il muro? Bene, me lo sistemi entro una certa data e il reato si estingue. Attualmente, invece si deve aspettare il processo e intanto passano anni e ci si incattivisce. Capisce? In questo caso, sulla carta c'è meno carcere perché lo stato dà un'occasione importante a chi ha sbagliato e consente di ripagare il danno. Consideri che nel 2022 ci sono state più di tremila sentenze di estinzione del reato perché la messa alla prova era andata bene: noi contiamo di incrementare questi numeri già incoraggianti».
E se uno rifiuta l'offerta?
«Andrà incontro al processo senza alcuno sconto. L'ammonimento e la messa alla prova anticipata possono incidere molto sul funzionamento di un sistema lento, farraginoso e che spesso si inceppa».
Si volta pagina anche sul versante della dispersione scolastica.
«Le multe sono al momento poco più che carta straccia: circa 30 euro per chi non manda i figli in classe fino all'età di 16 anni».
Nel futuro?
«Colpiamo padri e madri anche nel portafoglio per responsabilizzarli. La loro condotta diventa delitto punibile con la reclusione. Inoltre rischieranno di perdere l'assegno di inclusione. È chiaro che se il figlio tornerà a scuola riavranno il loro assegno».
Poi c'è il capitolo inasprimento delle pene. Funzionerà?
«Io credo molto nella prevenzione, ma non possiamo ignorare l'emergenza che stiamo attraversando. Molte città, non solo Milano, Roma o Napoli, sono in balia delle baby gang e contemporaneamente in alcune aree più degradate del Paese abbiamo assistito con sgomento a episodi terribili: omicidi e stupri. D'altra parte i dati ci dicono che i minori entrati nel circuito della giustizia minorile sono aumentati di un terzo in quindici anni, passando dai 14 mila del 2007 ai 21 mila circa del 2022. Dobbiamo reagire a questa impennata».
Ma come?
«Da domani il rischio di essere arrestato per chi commette gravi reati sarà più alto, cosa che invece finora era impossibile. Come si vede, la logica del provvedimento però non è quella di sbattere in cella il ragazzino e poi buttare la chiave.
Ci muoviamo a ventaglio, sperimentando diverse soluzioni, con un approccio pragmatico e per nulla ideologico. Ce la mettiamo tutta per recuperare i ragazzi che hanno deviato e per questo stiamo ragionando anche sul potenziamento delle comunità che svolgono un ruolo fondamentale».
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