Silvio Berlusconi ha appena ascoltato in tv il premier Giuseppe Conte illustrare il decreto-rilancio e il suo giudizio non è positivo. «Soddisfa le mie aspettative - spiega a il Giornale - solo in minima parte e soprattutto troppo tardi. Non per caso, mi dicono che sia già stato ribattezzato non decreto rilancio ma decreto ritardo. Attendo naturalmente di leggere il testo completo, non ancora disponibile, ma intanto posso dire che: il precedente decreto Cura Italia doveva mettere in campo 25 miliardi, sino ad oggi ne sono stati soltanto attivati sette. Questa volta sarebbero 55 miliardi, temo ne verranno attivati soltanto un terzo. E soprattutto quando? Il fattore tempo è fondamentale per molte attività sull'orlo della crisi, come l'agricoltura, o addirittura della chiusura, come il turismo. Prendo atto con molto rammarico che per entrambi non è stato fatto nulla di ciò che avevamo chiesto. Per l'agricoltura è stata adottata un'inutile sanatoria, che pone seri problemi e che comunque non dispiegherà i suoi effetti prima di qualche mese. Insomma, ancora una volta mi sembra che le attese dell'economia italiana siano senza risposta».
Poche ore prima, in un'intervista a Radio Montecarlo, il leader di Forza Italia aveva già insistito su questo tasto. «È tutto in ritardo, dalle mascherine ai tamponi, dalla cassa integrazione per milioni di lavoratori al sostegno alle imprese che serve presto, a fondo perduto e senza violare la libertà del mercato». Silvio Berlusconi accusa il governo di «scaricare sui privati e sulle imprese le responsabilità che dovrebbero competere all'autorità pubblica».
Ottimista ma preoccupato, sia per il rischio di una seconda ondata del virus senza un'adeguata vigilanza pubblica che per i danni all'economia, visto che è «ancora tutto fermo, per gli aiuti alle persone e alle aziende in difficoltà», il leader di Forza Italia alla radio critica la scarsa collaborazione della maggioranza con il centrodestra, malgrado la disponibilità del suo partito. E sottolinea: «Rivendico con orgoglio la nostra scelta, da opposizione responsabile, di mettere da parte ogni polemica politica offrendo il nostro contributo di idee al governo di cui non condividiamo nulla. Ma finora, a parte alcune manifestazioni di cortesia formale, abbiamo trovato scarsissima disponibilità ad ascoltarci. Peccato, perché mai come ora l'Italia avrebbe bisogno di autorevolezza, di credibilità, di esperienza di governo e di impresa, di capacità di relazioni nel mondo. Tutte cose che noi abbiamo messo a disposizione, e continueremo a farlo, perché per noi nell'emergenza vale quello che dicevano i latini: la salvezza della Patria è la legge suprema. Ma questo naturalmente non prefigura alcun accordo politico. Siamo e rimarremo inconciliabili con questa maggioranza».
L'ex premier insiste sulle aziende. «Non è giusto - dice- che debbano rispondere di ogni emergenza sanitaria nell'azienda, se uno o più collaboratori risultano contagiati dal virus, e non è detto che il contagio sia avvenuto nell'azienda. L'imprenditore non può essere accusato di infortunio sul lavoro per sua colpa, qualunque sia la causa». Quanto ai ritardi dello Stato su mascherine, guanti, tamponi, dispositivi di protezione sanitaria, il leader azzurro accusa: «Purtroppo chi ci governa non conosce o non vuole rispettare, forse per un pregiudizio ideologico, le regole del mercato. Del resto abbiamo al governo il partito della decrescita felice, il partito di persone senza nessuna esperienza di lavoro, magari anche prive di un titolo di studio, messe alla guida di una grande nazione». Degli aiuti europei, dice Berlusconi, non si può fare a meno, dal Mes al Recovery fund. «Questa volta all'Europa obiettivamente non possiamo muovere grandi rimproveri perché, per combattere l'emergenza provocata dal virus, sta mettendo in campo oltre 2000 miliardi di euro anche se è necessario che i denari previsti siano erogati immediatamente. Per l'Italia, fra prestiti, finanziamenti a fondo perduto e acquisti dei nostri titoli di debito pubblico, significa centinaia di miliardi di euro».
E l'europarlamentare Berlusconi rivendica di aver lavorato molto, personalmente, nel Ppe e con i leader europei, per ottenere questo risultato. «Ci sono riuscito, ci siamo riusciti, nonostante le resistenze e i ritardi iniziali, provocati dai partiti sovranisti di alcuni Paesi dell'Europa del nord, che si opponevano agli aiuti alle nazioni del sud Europa più colpite dal virus, come l'Italia». Scelta europeista imprescindibile, dunque e Berlusconi mette il dito nella piaga che ha diviso Fi da Lega e Fdi nel centrodestra: il Mes. «Non riesco a capire come possiamo farne a meno: ci offre un prestito fino a 37 miliardi, non soltanto senza alcuna condizione ma, con interessi allo 0,1%, ci farà risparmiare 7 miliardi di interessi in 10 anni.
Le regole sul Mes poi, al contrario di ciò che ha affermato qualche politico, ci mettono al riparo da qualsiasi intervento esterno che limiti la nostra sovranità economica. E questo vale per oggi e varrà per il futuro».
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