Deficit, Giorgetti promette: "Conti in ordine dal 2026"

Italia fuori dalla procedura d'infrazione in due anni. Resta il nodo del debito gravato dal Superbonus

Deficit, Giorgetti promette: "Conti in ordine dal 2026"
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Il tasso di crescita della spesa media annua, all'1,5% e la correzione pari allo 0,5% sul saldo strutturale «permetterà di arrivare sotto al 3% già dal 2026 e dunque avviare l'uscita dalla procedura di infrazione nella quale ci troviamo». È quanto ha dichiarato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, in una nota riassuntiva degli incontri con le parti sociali di mercoledì (ieri ha incontrato gli enti locali) in vista della definizione del Piano strutturale di bilancio (Psb). La crescita, all'1% quest'anno come previsto già dal Def, salirà all'1,2% nel 2025 e 2026. Il deficit/Pil dovrebbe calare almeno al 3,2% nel 2025, mentre nel 2026 il target sarebbe stato fissato al 2,7. Il debito, che alla fine dell'anno scorso, si è attestato al 134,6% del Pil per effetto della revisione Istat, è atteso in aumento nell'arco dei primi due anni di programmazione della manovra a causa dei «vari bonus edilizi a cominciare dal Superbonus 110» che imporranno una correzione più dura dei conti pubblici.

Purtroppo, ha ricordato Giorgetti, «l'approccio della Commissione europea non è di tipo espansivo» e «non sono state accolte le richieste italiane di considerare diversamente le spese per gli investimenti». Nonostante tutto, ieri Giorgetti ha rassicurato che ci saranno più risorse per il Fondo sanitario nazionale per non ridurre il rapporto tra spesa sanitaria e Pil (si stimano circa 900 milioni al netto degli aumenti contrattuali). Come ha spiegato il titolare del Tesoro, «questo significa che altre spese devono essere più basse» anche se per i contratti di lavoro pubblico è confermato l'impegno «a recuperare i valori dell'inflazione, ovvero circa il 2% annuo». Pertanto anche le Regioni dovranno contribuire alla manovra 2025 fino a 350 milioni, secondo quanto previsto dalla legge di Bilancio 2024. Si tratta degli elementi aggiuntivi emersi ieri rispetto a quanto Giorgetti ha sempre ribadito, ossia l'obiettivo di «rendere strutturali» alcune misure come la diminuzione del cuneo fiscale per lavoratori basso e medio reddito e la riforma delle aliquote Irpef.

Il ministro, inoltre, ha auspicato accordo e condivisione per un contributo a carico di chi ha maggiormente beneficiato di condizioni particolarmente favorevoli, specificando di non pensare a misure tipo tasse sugli extraprofitti». «Chiediamo un contributo a tutti quelli che se lo possono permettere cercando insieme la strada migliore per raggiungere gli obiettivi», ha specificato rimarcando che il principio guida è «non contribuire a alimentare il debito pubblico per le nuove generazioni». «Non esistono gli extraprofitti in nessuna dottrina» e le banche italiane finora sono state tutte salvate «con i contributi obbligatori delle banche concorrenti, non con fondi pubblici», ha sottolineato ieri il presidente Abi, Antonio Patuelli. Gli istituti di credito restano comunque disponibili ad aiutare l'esecutivo con un anticipo di liquidità (in quanto sostituti d'imposta) o un contributo volontario. Il punto fermo è la salvaguardia dei bilanci e dei patrimoni.

Il Psb, a

differenza di quanto emerso alla vigilia, sarà oggi nuovamente in Consiglio dei ministri e la settimana prossima andrà alle Camere ove l'8 ottobre comincerà l'esame. Nella stessa data partirà ufficialmente la sessione di bilancio.

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