Il Consiglio dei ministri per il varo del terzo decreto Aiuti contro i rincari dell'energia dovrebbe svolgersi giovedì prossimo. Il ministro dell'Economia, Daniele Franco, sta ancora lavorando alla ricerca di circa 10 miliardi per prorogare alcune misure già contenute nei primi due dl, mentre non dovrebbero esserci ulteriori novità di rilevante portata. Come confermato dallo stesso Franco al Forum Ambrosetti l'intenzione è muoversi nel solco del bilancio pubblico senza uno scostamento.
La prudenza del titolare del dicastero di via XX Settembre è tale che avrebbe chiesto un supplemento d'indagine sullo stato delle entrate che difficilmente gli verrà concessa vista la situazione emergenziale. Ma il leader della Lega, Matteo Salvini ieri sera è andato di nuovo all'attacco. «La vedo in maniera diversa da Draghi e Meloni: preferisco mettere 30 miliardi a debito adesso, piuttosto che perdere 3 mesi, perdere 1 milione di posti di lavoro e doverne mettere 100 di miliardi».
Dunque, il piatto forte sarà costituito dalla proroga dei provvedimenti in scadenza, in particolare a beneficio delle imprese come il credito di imposta sulle bollette delle aziende energivore. Allo studio anche una riproposizione della cig scontata (senza addizionali per cassa) per due mesi per chi potrebbe essere costretto a sospendere la produzione a causa dei costi elevati. Il beneficio era scaduto lo scorso 31 maggio. Per questo intervento, si stima un costo di 300-400 milioni di euro. Un'altra misura dovrebbe essere rappresentata dalla costituzione di un «pacchetto garantito» di energia a prezzi più bassi per le industrie al fine di scongiurare chiusure o stop temporanei.
Domani si dovrebbe tenere una nuova riunione alla quale parteciperanno i capi di gabinetto a palazzo Chigi e si capirà quali saranno le misure da inserire nel provvedimento. L'aumento delle entrate tributarie (45,5 miliardi di euro a luglio, +1,37 miliardi) lascia ben sperare, così come si attende una cifra compresa tra 3 e 4 miliardi dagli acconti della tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche. Un eventuale «tesoretto» aggiuntivo potrebbe giungere dai decreti inattuati: sono 392 e valgono circa 7,8 miliardi. La ricognizione è complessa, ma si potrebbe addirittura aumentare lo stanziamento disponibile. O, comunque, assicurare senza problemi la copertura del decreto che il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, varerà prossimamente per estendere lo sconto di 30 centesimi sulle accise di benzina e diesel, in scadenza il 20 settembre.
I partiti sono in pressing affinché l'esecutivo sia ancor più generoso. «Il governo deve intervenire subito con un decreto per contenere i costi per famiglie e imprese, esistono molte soluzioni complesse, se ne può discutere, ma la sostanza è semplice: lo Stato deve farsi carico di almeno una parte significativa degli aumenti che non possono rimanere a carico delle famiglie e delle imprese», ha ribadito ieri il presidente di Fi, Silvio Berlusconi.
Il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, alla guida di Impegno Civico ha promesso «un decreto taglia-bollette per scongiurare la chiusura di 120mila imprese e il licenziamento di 370mila lavoratori». L'Europa «deve reagire per difendere cittadini e imprese dagli aumenti dei prezzi», ha dichiarato il segretario Pd Letta, auspicando un esito favorevole del Consiglio Ue dell'Energia di venerdì 9 settembre.
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