Democrazia dilatata: 4 giorni per un sindaco

Di troppa democrazia non si può certo morire, ma si possono anche contestare i meccanismi eccessivamente "inclusivi"

Democrazia dilatata: 4 giorni per un sindaco

Di troppa democrazia non si può certo morire, ma proprio perché siamo al cospetto della forma di rappresentanza più criticabile, si possono anche contestare i meccanismi eccessivamente «inclusivi», come i politici amano declamare in tv.

La super maratona delle elezioni amministrative 2020 fa sorgere un sommesso dubbio sulla necessità di ampliare gli orari di apertura ai seggi per garantire la massima affluenza degli elettori. L'intento è nobile e condivisibile, ma se si ragiona in termini pragmatici, un modesto invito a un contenimento per le prossime tornate non pare uno sfregio alla volontà popolare.

Per scegliere quasi mille sindaci, gli elettori locali hanno potuto votare i loro rappresentanti nell'arco di due giornate (domenica 20 e lunedì 21 settembre, oltre ad altrettante (domenica e ieri) per quei 67 Comuni andati al ballottaggio. Così prescrive quella che forse si è rivelata la migliore legge elettorale della Repubblica che assicura l'elezione diretta del sindaco e una stabilità delle giunte ben superiore a quella dei governi. Un traguardo inimmaginabile, a partire dal 1993, dopo decenni in cui il sindaco veniva imposto dai partiti eletti in consiglio comunale dopo estenuanti trattative di mesi, anche nei paesi più piccoli che scimmiottavano le trattative romane.

Detto questo, fa specie che per indicare un primo cittadino al secondo turno, nei Comuni superiori ai 15mila abitanti, la macchina elettorale abbia richiesto quattro giornate di seggi funzionanti. Un'offerta ampia agli elettori che tuttavia trova sempre meno riscontri nell'affluenza finale, ieri risultata di poco superiore al 50%. Non è certo estendendo gli orari delle sezioni che si incentiva la partecipazione. Per contro prevalgono gli svantaggi di una democrazia dilatata, ingolfata dal funzionamento di un apparato mostruoso che richiede presidenti, scrutatori, presidio fisso di forze dell'ordine e soprattutto il «sequestro» di scuole ed edifici pubblici già rimasti chiusi abbastanza dopo il lockdown di marzo.

Esistono modi per garantire allo stesso tempo democrazia e risparmi di spesa pubblica? Senza ricorrere a suggestioni populiste o strampalate, ha spiccato l'esempio della Provincia autonoma di Bolzano. Domenica l'apertura dei seggi è stata concentrata in una sola giornata, con orario oltretutto ridotto dalle 7 alle 21. L'affluenza si è attestata a un 47,29 di poco inferiore alla media nazionale. E già alle 22.11 le agenzie battevano la riconferma del sindaco uscente Caramaschi. Il resto d'Italia ha proclamato i primi vincitori almeno 18 ore più tardi.

Le forze politiche potrebbero impiegare questi mesi di pax elettorale per chiedersi con tutta franchezza se non siano troppi quattro giorni per eleggere un sindaco. Non manca il tempo visto che da oggi scatta un'inconsueta tregua che durerà fino alla primavera con l'importante turno amministrativo incentrato sulle sfide per la poltrona di sindaco a Roma, Milano, Torino e Napoli.

Una democrazia matura non deve temere di concedere tempi giusti di votazioni agli elettori al netto di sprechi e sfoggi superflui di presenza dello Stato. Facciamo che per i ballottaggi basterà una giornata? Chi è d'accordo, alzi la mano.

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