Partiamo dai fatti: sabato scorso, come è noto, un gruppo di militanti di Casapound ha aggredito e malmenato il cronista della Stampa Andrea Joly.
Un'azione criminale subito condannata da tutti, a partire dalla premier Giorgia Meloni. Ora passiamo alle illazioni che si sono subito scatenate, che si possono riassumere brevemente così: complice il clima politico è in arrivo «un'onda nera».
La stampa progressista che da sempre sventola questo spauracchio prima, durante e dopo le campagne elettorali, di solito punta il dito contro «le destre». Al plurale. Come se fossero una moltitudine. Per accrescere il senso di pericolo e insicurezza. Salvo poi tornare al pericolo «della destra in Italia», come ha fatto ieri Repubblica, quando è strumentalmente comodo mettere insieme cose che tra loro non hanno nulla in comune, facendo strisciare il dubbio che ci siano «dei nodi non sciolti» tra la destra di governo - di fatto l'unica esistente - e i gruppuscoli estremisti come Casapound. Nodi che non esistono.
Basterebbe farsi un giro sui social delle «tartarughe» per vedere quello che pensano e dicono, ma soprattutto per capire che, dalla Ue alla Nato fino agli Usa e passando per tutti i temi dell'abbecedario politico, non esiste alcun punto di contatto con la destra di governo. Sono agli antipodi.
Non solo: Casapound come partito politico si è sciolto nel 2019 dopo essersi schiantato contro il muro dello 0,3% nelle elezioni di quell'anno e oggi sopravvive come movimento di nicchia.
È un fenomeno ingigantito solo da coloro i quali vogliono
usarlo, maldestramente, come clava contro la destra che da molto tempo ha chiuso i conti con il passato. Ma, si sa, alla sinistra del perenne allarme nero piace molto fare di tutta l'erba un fascio.Possibilmente littorio.
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