Il leader della Lega aveva provato a sgombrare il campo dai (tanti) dubbi che ruotano attorno all'esecutivo che potrebbe guidare Giuseppe Conte. In molti, infatti, si chiedono quanto sarà eterodiretto dai due soci di maggioranza dell'esecutivo, ovvero quei Di Maio e Salvini che hanno scritto e firmato il contratto giallo-verde. "Non ci sono meri esecutori - diceva due giorni fa il leghista - Conte dovrà essere indipendente, anche se ovviamente siamo davanti a una maggioranza politica. Noi rispondiamo ai cittadini italiani".
Il fatto è che le consultazioni sembrano raccontare una realtà un po' diversa. Conte ha ricendicato pubblicamente di aver partecipato alla stesura dell'accordo tra Lega e M5S che, parole sue, porrà "a fondamento dell’azione di governo, nel pieno rispetto delle prerogative che la Costituzione attribuisce al presidente del Consiglio dei Ministri". Secondo quanto scrive il Corriere, però, più volte durante gli incontri con le delegazioni dei partiti, il giurista avrebbe ripetuto la frase "come sostiene Di Maio" e su alcuni punti specifici non nasconde di dover consultare i due leader politici. Ecco dunque che il timore di un premier commissariato da grillini e leghisti sembra diventare realtà.
Sulle singole questioni avanzate dai laeder degli altri partiti la posizione di Conte è stata a volte ondivaga. Sulla Tav, per esempio, alla Meloni avrebbe assicurato che "non è più utile" e che "se dovremo pagare delle penali lo faremo".
Mentre al Gruppo Misto, scrive sempre il quotidiano di via Solferino, avrebbe assicurato che "io sono per le infrastrutture, sono importanti, ci mancherebbe". Non resta che attendere la "proposta" che Conte intende presentare a Mattarella. Con il nodo di Paolo Savona da sciogliere, nome su cui la Lega resta in pressing.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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