La palla passa al Senato. Il colpo di scena che arriva da Catania, con il Tribunale dei ministri desideroso di processare Salvini, riapre la partita sul caso Diciotti. "Sì mi dichiaro colpevole - dice il leghista rivolto a follower e toghe - E Lo ridichiaro: ho bloccato e bloccherò la procedura degli sbarchi".
La richiesta a procedere
Il ministro dell'Interno è "inquisito" per "sequestro di persona aggravato", reato che avrebbe perpetrato la scorsa estate quando negò l'autorizzazione allo sbarco di 117 clandestini bloccati nel porto di Catania sulla nave Diciotti. Erano giorni di fuoco e di trattative, terminati con l'accordo tra l'Italia, la Chiesa e alcuni Stati Ue disposti a ricollocare i migranti nei propri centri di accoglienza.
Il caso Diciotti
La vicenda ha avuto notevoli strascichi. Il pm di Agrigento, Luigi Patronaggio, aprì un'inchiesta nei confronti del ministro e del suo vice, Matteo Piantedosi, accusandoli di "sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione, arresto illegale, abuso d'ufficio e omissione d'atti d'ufficio". Poi la palla passò al Tribunale dei Ministri di Palermo dove buona parte delle accuse sono cadute, lasciando in piedi solo il sequestro aggravato. Da Palemo, a Catania: nuovo capitolo. Le toghe parlemitane tramisero gli atti ai colleghi etnei perché il presunto reato sarebbe avvenuto lì e non al largo di Lampedusa. Il fascicolo è finito quindi nelle mani della procura guidata da Carmelo Zuccaro: a novembre il pm chiese l'archiviazione per i fatti contestati e Salvini esultò per la "buona notizia".
Oggi però è arrivata la doccia fredda. Nonostante la richiesta di archiviazione, i tre giudici del Tribunale dei ministri hanno deciso di portare Salvini alla sbarra. "I senatori dovranno dire sì o no. Dovranno dire se sono colpevole o innocente, libero o a processo", lancia il guanto di sfida Salvini. Ed è proprio così.
Cosa è il Tribunale dei ministri
Il Tribunale dei ministri è una sezione speciale del Tribunale ordinario competente sul presidente del Consiglio e Ministri per i reati commessi "nell'esercizio delle loro funzioni" (art. 96 Costituzione). Ma i politici possono essere giudicati solo "previa autorizzazione del Senato o della Camera": i parlamentari dovranno decidere se Salvini ha agito nell'interesse dello Stato, risparmiandogli così il giudizio.
Gli atti della richiesta a procedere contro Salvini sono già arrivati al Senato. La "Giunta per le Immunità" ha ricevuto il plico nella serata di ieri e l'inizio dell'esame è stato fissato per la prossima settimana. Entro 30 giorni ci sarà il parere, poi Palazzo Madama sarà chiamato a votare per decidere se c'è fumus persecutionis nei confronti del vicepremier leghista.
La Giunta dovrà presentare una relazione scritta e decidere se proporre la concessione o il diniego dell'autorizzazione a procedere. Se presenterà solo una proposta di autorizzazione, non ci sarà bisogno del voto e Salvini andrà a processo. In caso contrario, invece, il Senato sarà chiamato a esprimersi sulle proposte di diniego, che devono ottenere la maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea.
Incognita M5S
"Chiedo solo al popolo italiano se ritenete che io debba continuare a fare il ministro", ribadisce Salvini. Ma la partita è tutta politica. Fratelli d'Italia e Forza Italia, per tradizione, potrebbero votare contro l'autorizzazione. La sinistra dovrebbe essere favorevole al processo. L'ago della bilancia sarà dunque il M5S. I grillini si sono sempre spesi contro ogni sorta di immunità parlamentare, dunque una discussione potrebbe esserci.
Così come il desiderio da parte dei ribelli pentastellati di mettere i bastoni tra le ruote al collega di governo.Le parole di Salvini ("se devo continuare a fare il ministro") suonano quindi come un avvertimento. Un voto contrario dei pentastellati potrebbe mettere in bilico l'alleanza di governo.
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