Spunta l'ombra di Luigi Di Maio e del "fuoco amico" dietro lo scandalo del concorso universitario alla Sapienza per cui risultava in corsa Giuseppe Conte nonostante la nomina a premier.
Allora qualcuno sospettò persino che il bando per l'assegnazione della prestigiosa cattedra di Diritto privato a Giurisprudenza gli fosse stato "cucito" addosso. Alla fine, nonostante l'ultima prova - quella di inglese - fosse stata rinviata proprio per lui, il presidente del Consiglio rinunciò a partecipare. Ma ora - racconta il Tempo - viene fuori che tra i due contendenti rimasti ce n'è uno non estraneo al governo. E in particolare alla componente grillina dell'esecutivo.
Si tratta di Giovanni Perlingieri, figli di Pietro Perlingieri e nipote di quel Giovanni Perlingieri deputato della Democrazia Cristiana e membro dell'Assemblea Costituente. Tra le altre cose, è anche socio fondatore della Sisdc, la Società italiana degli studiosi di diritto civile di cui il padre è presidente. E del cui consiglio direttivo fa parte anche Enrico del Prato, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche de La Sapienza e presidente della commissione chiamata a giudicare i candidati al concorso in questione.
E fin qui sembrerebbe solo un caso di baronato di cui spesso si sente parlare nelle università. O, più semplicemente, di un mondo accademico dove le relazioni tra i "luminari" vanno al di là delle mura degli atenei.
Tra gli amici di Perlingieri, però, spunta Gaetano Roberto Filograno, anche lui socio della Sisdc, ma soprattutto consigliere di Di Maio che lo ha consultato soprattutto per affrontare la quesione banche, oltre che probabile candidato M5S a sindaco di Bari."Tutte coincidenze?", si chiede il Tempo, che pure avrebbe cercato invano di farsi raccontare dallo stesso Giovanni Perlingieri la sua versione dei fatti...
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