Il dilemma: "Tu di che colore sei?"

Tre sfumature di libertà vigilata corrispondono a tre gradi di separazione. Rosso, arancione e giallo

Il dilemma: "Tu di che colore sei?"
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Tre sfumature di libertà vigilata corrispondono a tre gradi di separazione. Rosso, arancione e giallo. L'inedito tricolore issato da governo e Cts ha ben poco di patriottico, non fosse per l'invito a proteggere se stessi e gli altri in questa seconda battaglia contro il Coronaviurs. Non bastavano le solite divisioni, l'emergenza ha imposto all'Italia nuovi impalpabili confini su cui sbattono la testa non soltanto ministri, governatori e scienziati. Perché da ieri nessuno ti chiede più «come stai?». La domanda è semplice, senza scampo: «Tu di che colore sei?».

No, non è un passatempo per bambini in un intervallo della didattica a distanza, dipingere lo Stivale col pennarello non ha niente di divertente. L'ennesima stretta imposta dall'ultimo Dpcm segue una curiosa logica cromatica. In cima alla piramide dei divieti le zone rosse: non si entra e non si esce dalla Regione, anzi dal Comune di residenza, meglio sarebbe non uscire più di casa, saracinesche sbarrate, sedersi al ristorante è un lontano ricordo e rispunta il foglietto dell'autocertificazione, da esibire a tutte le ore del giorno. Dalla parte opposta dello spettro, e non perché la situazione ora fa davvero paura, ci sono le zone gialle. All'inizio le avevano chiamate verdi, poi sono state sverniciate, magari perché la cosa avrebbe provocato qualche rilassamento di troppo. In Sardegna o in Molise, in Abruzzo o in Veneto, ad esempio, è ancora possibile concedersi il lusso di un pranzo fuori o addirittura di un aperitivo, comunque entro le 18. Sembra poco, invece è tanto soprattutto per chi al bar sta dall'altro lato del bancone. In mezzo, come in un limbo sospeso sulla curva dei contagi, ci sono le zone arancioni: qui entrano in vigore limitazioni appena più lievi rispetto alle Regioni in cui si è messi peggio, ma con l'ansia di precipitare nel (copri)fuoco dalla sera alla mattina. A guardarla sui giornali e alla tivù, la mappa del Paese non si riconosce. Conoscevamo la cartina fisica e quella politica, ora facciamo i conti con la radiografia di un Paese assediato dal virus. L'immagine spiazza: la tonalità ricorda una colata lavica, però non si capisce di preciso dove si trovi il cratere del vulcano Covid. Forse per la prima volta la Calabria sta a braccetto con Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta, anche se non c'è motivo di vantarsene. Puglia e Sicilia si ritrovano, loro malgrado, nello stesso girone di chi si trova sul limite, a pochi passi ma ancora fuori dal lockdown totale. Quattordici Regioni, intanto, sono racchiuse nel recinto giallo.

L'inganno di questa fotografia è che quando la sviluppi è già vecchia. Purtroppo (e per fortuna) il quadro è cangiante.

Già, e tu di che colore sei? Assicurano i politici costretti ad adottare misure impopolari: chi oggi è in «rosso» nel giro di due settimane può tornare al «giallo». Mentre gli italiani ripiombati in quarantena senza poter lavorare sanno benissimo cosa vuol dire restare... al verde.

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