Diplomazie al lavoro: si studia una missione per fermare il disastro

Il G7: coinvolgere Pechino, Mosca, Ankara. Ai talebani: libertà per chi vuole fuggire

Diplomazie al lavoro: si studia una missione per fermare il disastro

Il G7 lavora su due fronti per neutralizzare gli effetti della crisi innescata dal ritiro degli ultimi contingenti Nato dall'Afghanistan e la fulminea presa di Kabul da parte dei Talebani. Primo: mettere Russia, Cina e Turchia al tavolo della transizione.

Secondo: obbligare, con una missione internazionale, il regime dei talebani a un'uscita in sicurezza di chi intende fuggire dall'Afghanistan.

È in sintesi la linea che emerge dalla riunione di ieri in videoconferenza fra i capi delle diplomazie dei Paesi del G7 (Regno Unito, Usa, Germania, Giappone, Francia, Canada e Italia, rappresentata dal ministro Luigi Di Maio) presieduta dal ministro degli Esteri britannico Dominic Raab.

La sede, per mettere attorno al tavolo anche Cina, Turchia e Russia, è il G20. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio chiarisce che «l'Italia in qualità di presidente del G20 e Paese in stretto coordinamento con il G7, ha in programma di convocare una riunione ad hoc a livello di leader per promuovere una discussione approfondita sull'Afghanistan».

Secondo Di Maio, «il format del G20 consentirà di coordinare la nostra posizione con altri importanti partner: Russia, Cina e Turchia».

Nel medio periodo l'obiettivo è stabilizzare Afghanistan, evitando che ritorni a essere una base operativa e politica del terrorismo islamico.

«I Talebani - si legge nel comunicato diffuso al termine del vertice - devono garantire che l'Afghanistan non diventi rifugio per minacce terroristiche alla sicurezza internazionale». La strada individuata è una missione internazionale.

Per i ministri degli Esteri del G7 - «la crisi in Afghanistan richiede una risposta internazionale che porti a una soluzione politica inclusiva». Da qui l'opzione di una missione internazionale per impedire un'escalation della crisi in Afghanistan.

Nel breve tempo, la priorità è completare l'evacuazione di civili, predisponendo un piano di accoglienza e asilo per i profughi. Una strada che appare in salita. Rischi confermati nelle parole di Angela Merkel: «L'operazione per evacuare le persone dall'Afghanistan è una missione altamente complicata. Spero che avremo successo nel portare a casa il maggior numero di persone possibile o assicurare loro protezione e salvezza», chiarisce la cancelliera tedesca.

Piano al quale sta lavorando la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: «Ho discusso la difficile situazione in Afghanistan con Jens Stoltenberg (segretario generale della Nato). Ci stiamo coordinando da vicino per l'evacuazione del personale e dei familiari. Unione europea e Nato devono rimanere uniti nell'affrontare le sfide alla sicurezza create dalla nuova situazione e mostrare solidarietà ai gruppi vulnerabili», spiega via Twitter.

Sul tema dell'evacuazione, dal G7 di ieri giunge la richiesta al regime di Kabul di «lasciare aperto un corridoio umanitario per tutti coloro che vorranno lasciare l'Afghanistan». Nella dichiarazione da Dominic Raab si sottolinea l'importanza che i Talebani «mantengano i loro impegni per garantire la protezione dei civili» e si esprime «profonda preoccupazione per le notizie di violente rappresaglie in alcune parti dell'Afghanistan». Per l'Italia, il piano elaborato dal governo Draghi ha un obiettivo: trasferire circa 2500 afghani che hanno collaborato negli anni con le Istituzioni.

Ad oggi sono 500, tra ex collaboratori e famiglie, gli afghani sbarcati in Italia. Infine l'Italia mantiene la presenza diplomatica in aeroporto per facilitare le operazioni di evacuazione, insieme a una squadra militare italiana e in stretto coordinamento con i partner internazionali a terra.

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