La direttiva del Viminale: controlli in aeroporti e stazioni

Tensione tra il Ministero dell'Interno e i governatori del Sud: "Le ordinanze delle Regioni non risultano coerenti con il quadro normativo"

La direttiva del Viminale: controlli in aeroporti e stazioni

Luciana Lamorgese ha adottato la direttiva ai prefetti per l'attuazione dei controlli nelle aree a contenimento rafforzato. Per l'assunzione delle necessarie misure di coordinamento è prevista la "convocazione immediata, anche da remoto, dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica". Dovranno esserci indicazioni precise per i controlli relativi alla limitazione degli spostamenti delle persone fisiche in entrata e in uscita e all’interno dei territori “a contenimento rafforzato". La polizia stradale procederà a effettuare i controlli acquisendo le prescritte autodichiarazioni nell'ambito della rete autostradale e della viabilità principale. Per quanto riguarda invece il trasporto ferroviario, sarà compito della polizia ferroviaria - in collaborazione con il personale delle ferrovie dello Stato, con le autorità sanitarie e con la protezione civile - curare "la canalizzazione dei passeggeri in entrata e in uscita dalle stazioni al fine di consentire le verifiche speditive sullo stato di salute dei viaggiatori anche attraverso apparecchi termoscan". Negli aeroporti delle aree dei territori "a contenimento rafforzato" i passeggeri saranno sottoposti al controllo della prescritta autocertificazione (sono esclusi i passeggeri in transito). Per i voli Schengen ed extra Schengen in partenza, "le autocertificazioni saranno richieste unicamente per i residenti o domiciliati nei territori soggetti a limitazioni". Invece in quelli Schengen ed extra Schengen in arrivo, "i passeggeri dovranno motivare lo scopo del viaggio all’atto dell’ingresso".

La veridicità dell'autodichiarazione potrà essere verificata anche con successivi controlli. Per chi viola le limitazioni agli spostamenti è previsto l'arresto fino a tre mesi o l'ammenda fino 206 euro, "salvo che non si possa configurare un’ipotesi più grave quale quella prevista dall’articolo 452 del Codice penale". Nella direttiva infine si legge: "Viene richiamata l’attribuzione del prefetto al monitoraggio dell’attuazione delle misure previste in capo alle varie amministrazioni".

Tensione tra Regioni e Viminale

Tra le Regioni del Sud e il Viminale ora cala il gelo. Il Ministero dell'Interno non ha affatto gradito la reazione di alcuni governatori (nello specifico quelli di Puglia, Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Abruzzo) che hanno stabilito l'obbligo di quarantena per chi arriva dalla Lombardia o dalle 14 province delimitate come "zone rosse" dal nuovo decreto del Consiglio dei ministri. Su tutti Michele Emiliano la notte scorsa ha pubblicato su Facebook il testo del provvedimento e ha colto l'occasione per lanciare un appello: "Vi parlo come se foste miei figli, i miei fratelli, i miei nipoti: fermatevi e tornate indietro. Scendete alla prima stazione ferroviaria. Non prende gli aerei per Bari e per Brindisi, tornate indietro con le auto". Il presidente aveva dunque esortato a "non portate nella vostra Puglia l'epidemia lombarda". Nell'ordinanza è stato fatto esplicito riferimento all'articolo 650 del codice penale, che prevede fino a tre mesi di arresto qualora venissero inosservate le prescrizioni dell'autorità per ragioni di giustizia o di sicurezza.

Il Viminale, considerando il contesto di caos generato dalle singole interpretazioni delle Regioni rispetto alle previsioni del decreto, ha voluto puntualizzare che "ferma restando l'autonomia di ciascun ente nelle materia di competenza nei limiti della legislazione vigente, non risultano coerenti le ordinanze contenenti le direttive dei prefetti che, in quanto autorità provinciale della pubblica sicurezza, rispondono unicamente all'autorità nazionale". Sia decreto sia ordinanza si riferiscono alla possibilità di incorrere in punizioni severe se si cercasse di aggirare i divieti di circolazione: un pubblico ministero, e non un prefetto o un presidente di Regione, dovrà decidere se una persona che viola le disposizioni contenute nel decreto del governo debba essere sottoposto a un procedimento penale.

Contattato dall'Agi, l'avvocato Piergiorgio Assumma ha spiegato che qualsiasi decreto fatto da un ente territoriale "è per le

fonti del diritto inferiore alla legge del codice penale che è già richiamata nel decreto del presidente del consiglio, che è a sua volta superiore alle autorità prefettizie considerate come espressioni del governo".

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