Il Discobolo «Lancellotti» è una statua di marmo del II secolo d.C.: è la copia romana più bella dell'originale in bronzo oggi perduto - del grande scultore greco Mirone di Elètuere. Fu ritrovata a fine del '700 sull'Esquilino, razziata da Napoleone, ripresa dall'Italia e di proprietà del principe romano Lancellotti, da cui il nome. La bellezza della statua ammaliò Adolf Hitler, il quale durante il suo viaggio in Italia del 1938 vide nella perfezione fisica dell'atleta il mito della razza ariana e fece pressione per farsela cedere dal governo italiano. Ci riuscì. La portò alla gipsoteca di Monaco di Baviera, dove rimase fino alla fine della guerra, quando il Discobolo tornò a Roma.
Oggi però i tedeschi lo rivogliono. Il direttore della Gipsoteca di Monaco sostiene che la statua fu acquistata legalmente dallo Stato tedesco e che il rimpatrio in Italia, all'epoca, violò la legge. Tranchant la risposta del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: «Dovranno passare sul mio cadavere».
Curioso: sui social c'è qualcuno che pur di attaccare il Governo Meloni sta dalla parte di Hitler...
Chi conosce bene la storia del Discobolo è Angelo Polimeno Bottai, giornalista del Tg1 e scrittore, che ha da poco pubblicato la biografia del nonno: Mussolini io ti fermo. Storia leggendaria di Giuseppe Bottai. Scelse la patria, combatté i nazisti (Guerini e associati). Un saggio scritto da storico e non da nipote che attinge a diari, lettere e documenti inediti e fa i conti con il meno fascista e più antinazista dei gerarchi.
Suo nonno, Giuseppe Bottai, fu l'uomo chiave del destino del Discobolo. Lui si oppose alla vendita. Ora la Germania rivuole la statua.
«Sono sorpreso. Lo Stato tedesco ha sempre gestito il suo passato nazista con accortezza. Non capisco come possa chiedere indietro un'opera d'arte che Hitler ottenne sfruttando la debolezza di Mussolini, portandosela via in cambio di nafta».
Cioè?
«Hitler era un pittore fallito che provò a riscattarsi come amante dell'arte. Quando venne in Italia, a Firenze e Roma, rimase folgorato dai capolavori dell'antichità conservati nei nostri musei e sognava di portarseli via. Anche Göring era famelico di opere d'arte: aveva una collezione spaventosa nella sua residenza di campagna, Carinhall. Tutta roba rubata agli ebrei e ai musei di mezza Europa. Entrambi si innamorarono del Discobolo».
E cosa accadde?
«Che Hitler fece pressione sul Duce per averlo. Era il 1938. Mussolini aveva bisogno di carburante per il Paese. Leggendo i diari di Ciano e di Bottai si capisce che cercarono di resistere al ricatto del Führer. Il Consiglio superiore delle Scienze e delle Arti si oppose alla cessione. Ma il Duce era il Duce. C'era poco da fare».
E alla fine Hitler comprò l'opera tramite una compravendita privata tra Goering e il principe Lancellotti per 5 milioni di lire.
«Una cifra irrisoria, peraltro. Comunque sì, la statua finì in Germania. Ma la vicenda del Discobolo fece capire a Bottai che i nazisti potevano portarsi via tutto. E approntò nel '39 alla Legge per la protezione dei nostri beni artistici, ancora in gran parte in vigore oggi, secondo cui se tu sei proprietario di un'opera d'arte e la vuoi vendere all'estero devi prima fare una richiesta allo Stato italiano, che ha il diritto di prelazione».
Cosa accadde poi al Discobolo?
«Alla fine della guerra fu recuperato da Rodolfo Siviero, lo storico dell'arte al quale fu affidato il compito di riportare in Italia le opere d'arte trafugate o acquistate in maniera anomala nel corso del conflitto. Da allora è al Museo nazionale romano di Palazzo Massimo, a Roma. E lì deve restare».
Ha fatto bene quindi il ministro Sangiuliano a opporsi alla richiesta dei tedeschi.
«Benissimo. Non credo che la Germania possa continuare su questa strada. Vorrei sapere cosa ne pensa il Cancelliere... Credo sia solo un'iniziativa un po' scombiccherata del direttore della Gipsoteca di Monaco. È una questione politica molto delicata. Finirà con un po' di imbarazzo da parte dei tedeschi e una stretta di mano. Il Discobolo fa parte da sempre del patrimonio culturale italiano».
La vicenda del Discobolo è importante anche come prova dell'idea che Bottai aveva del fascismo...
«Molto diversa da quella che poi prese il sopravvento.
Lui quando Mussolini va al potere fonda un giornale che si chiama Critica Fascista. E scrive che ora che il fascismo è al governo è necessario un forte ricambio della classe dirigente... Le stesse leggi razziali per la scuola le firmò per evitare che lo facesse qualcun altro in modo più restrittivo».
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