Dovrebbe suonare come una proverbiale parola magica il ristoro annunciato da Giuseppe Conte per titolari di pubblici esercizi e di centri sportivi: una massa consistente di risorse nelle tasche di queste categorie già tanto penalizzate dal lockdown di primavera. E dovrebbe pure arrivare tempestivamente. Troppi condizionali circondano elargizioni interpretate come mancette o poco più visto che il presidente francese Macron ieri ha promesso risorse più che doppie. Come esplicitato da Confcommercio «gli aiuti devono essere tempestivi» e visto che la cifra complessiva tocca i 5 miliardi «non basterà. Piuttosto è necessario che venga accompagnata anche dall'abbattimento dei tributi e delle tasse comunali». Confesercenti chiede misure urgenti per tutta la filiera del turismo: «Gli aiuti sono insufficienti, occorre sostegno economico immediato per evitare migliaia di fallimenti».
Nel decreto legge Ristori, che in serata ha ricevuto la «bollinatura» della Ragioneria dello Stato e che dovrebbe essere pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale, è stato previsto anche il differenziale per le farmacie tra il costo di acquisto e il prezzo calmierato delle mascherine. Anche in questo caso ogni titolare di farmacia dovrà compilare un modulo e attendere. Saranno in ottima compagnia visto che tutti coloro che vorranno richiedere il ristoro dovranno armarsi di santa pazienza senza farsi troppe illusioni sull'una tantum. Burocrazia docet. Infatti se i ristori saranno automatici per chi ha già fatto domanda, con bonifici sul conto corrente che l'Agenzia delle Entrate dovrebbe erogare già entro metà novembre, sarà diverso per gli altri esercenti. Coloro che potevano richiederlo ma non l'hanno fatto, o coloro che superavano il limite di 5 milioni di fatturato, dovranno presentare l'apposita domanda. In entrambe le situazioni, sia in base ai codici Ateco che al grado di chiusura imposto, si otterrà un indennizzo minimo della stessa entità di quello già ricevuto in estate con il decreto Rilancio: le percentuali andranno dal 100% di quanto già avuto fino al 200%, per chi dovrà chiudere senza appello (cinema, teatri, parchi divertimento, discoteche, centri sportivi e piscine). Quanto invece al tetto massimo non si potrà ricevere oltre i 150mila euro. Rimane l'incognita per chi ha pendenze con le Entrate. Infine per ottenere il nuovo credito d'imposta sugli affitti, l'impresa dovrà presentare un'ulteriore richiesta e usufruire dello sgravio per ottobre e novembre.
Enumerando la modulistica da riempire, seguire e sollecitare imprenditori e aziende avranno un bel daffare. Quanto all'opposizione la richiesta univoca è che Conte accetti un confronto celere in Parlamento per confrontarsi con il Paese reale. A patto che, prima del confronto, non arrivi qualche impugnativa. La strada potrebbe essere più facile di quel che sembra e invitare alla disobbedienza civile. Per come è strutturato il Dpcm del 25 ottobre, a sentire la video intervista all'ex magistrato Carlo Nordio (nella foto) che sarà pubblicata online oggi, il singolo ristoratore potrebbe tranquillamente tenere aperto l'esercizio, beccandosi una multa per poi confutarla dinanzi a un giudice ordinario.
Il provvedimento di chiusura infatti non supporta motivazioni coerenti, ad esempio per spiegare perché l'apertura è consentita a pranzo ma non a cena. E senza motivazione, un articolo di legge è viziato da incostituzionalità. E piuttosto impositivo.
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