Prima donna in Cassazione ma difende la casta in toga

Margherita Cassano nuova presidente della Corte. Ha una certezza: le carriere non vanno separate

Prima donna in Cassazione ma difende la casta in toga

Non è ancora venuto il momento in cui la nomina di una donna ai vertici non faccia notizia, come auspica la stessa Margherita Cassano e ora che lei ha infranto un tabù diventando Primo presidente della Cassazione, si ricorda che ne aveva collezionati altri di record, diventando nel 2020 la prima vicepresidente. «La Costituzione è il nostro faro - dice -. I valori che afferma, a partire dal rispetto di pari dignità delle persone, non dobbiamo darli per scontati». Si vede avanzare, in modo inarrestabile, l'onda rosa che vede ora Giorgia Meloni prima donna capo del governo, prima Maria Elisabetta Casellati che è stata seconda carica dello Stato come presidente del Senato e Marta Cartabia che è stata prima presidente della Corte costituzionale e poi Guardasigilli, fino a Elly Schlein che ha appena preso le redini del Pd. Quel «soffitto di cristallo» della parità di genere l'hanno sfondato tutte insieme. Lei, senza esaltazione ma con misura. «Continuo a fare il mio dovere, come ho cercato sempre di fare, con i piedi saldamente ancorati a terra, pensando che abbiamo di fronte dei cittadini a cui fornire risposte», diceva a chi le chiedeva come si preparava alla nomina. Ora la premier Meloni le fa le congratulazioni, con un tweet di «buon lavoro!». In serata anche il presidente Silvio Berlusconi si è congratulato, augurando alla Cassano buon lavoro. Il ministro per le Riforme Casellati spiega: «È un'altra tappa importantissima nel lungo e faticoso cammino dell'emancipazione femminile»

Il plenum del Csm sceglie all'unanimità la svolta femminile nella Suprema corte e il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che lo presiede, sottolinea che solo per merito Cassano è arrivata fin lì, con un «eccellente profilo professionale», niente quote rosa: «Sappiamo tutti che è la prima donna chiamata a ricoprire questo ruolo così importante ma questo aspetto non ha influito sulla sua nomina». La sua formidabile carriera è il punto d'arrivo, aggiunge, di un percorso iniziato 60 anni fa con la legge che ha aperto le porte alle donne in magistratura. Oggi sono 4.952, il 55% del totale. Fiorentina di origini lucane, 67 anni, figlia di un magistrato che ha combattuto il terrorismo, della corrente moderata Magistratura indipendente, Cassano è stata giudice e anche pm e della separazione delle carriere non vuol sentir parlare. Lo dice senza peli sulla lingua a Repubblica, proprio mentre le arrivano gli auguri del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha presieduto il comitato per il referendum per le carriere separate e ora l'ha nel programma. «La sensibilità sulla formazione della prova è fondamentale per impostare indagini complete anche con la ricerca di elementi favorevoli alla persona accusata», dice lei serafica. A proposito del calo di fiducia nelle toghe, aggiunge che la magistratura «non vive di applausi, ma della corretta applicazione delle regole proprie di uno stato di diritto». La toga l'indossa a 25 anni e alla procura di Firenze si fa subito notare, poi spazia nelle indagini da droga a omicidi, sequestri di persona, infortuni sul lavoro, reati finanziari, contro la Pa e contro la libertà sessuale. Negli anni 90 è alla Direzione distrettuale antimafia di Firenze con Pier Luigi Vigna; nel 98 tra i togati del Csm e per 4 anni nella Sezione disciplinare; nel 2003 approda in Cassazione, Prima sezione penale, che presiederà; nel 2016 ritorna a Firenze come presidente della Corte d'appello e dà impulso ad informatizzazione, recupero dell'arretrato e riduzione dei tempi dei processi. Nel 2020 è presidente aggiunto della Cassazione e in 3 anni eccola al primo posto, con il ritorno al Csm.

Il vicepresidente di Palazzo de' Marescialli Fabio Pinelli vede nella nomina unanime un effetto di quella «linea di coesione» nel Csm auspicata da Mattarella e il suo predecessore Pietro Curzio si dice «onorato di passare il testimone a Margherita».

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