La donna di Scervino è un mosaico

Pizzi e tessuti preziosi con rigore sartoriale: lo stilista disegna signore romantiche ma un po' maschie Da Blumarine sensualità fatta di pudiche trasparenze

Ci sono due correnti di pensiero nella moda del prossimo inverno: il rigore sartoriale maschile e un nuovo romanticismo che non ha niente di stucchevole. Ermanno Scervino segue entrambe con una collezione dedicata a un mosaico di donne diverse. Parto sempre dai materiali racconta lo stilista mostrando uno spettacolare ricamo damier che diventa anche tessuto nel vestito con gonna a calice in composè col sontuoso cappotto. In qualche modo fa pensare al ritratto di Adele Bloch-Bauer di Klimt così come sembra un'opera d'arte secessionista l'incredibile pizzo plissè con cui ogni abito deve essere modellato direttamente sul corpo: 4 giorni di lavoro per ottenere una silhouette scultorea. Accanto a tutto ciò Scervino fa sfilare cappotti e tailleur pantalone pennellati addosso in sartoria perchè il gusto maschile diventi un lusso che sussurra sul corpo femminile. Anche la donna di Bottega Veneta ha un'anima divisa in due tra rigore e ricchezza: la severità dei completi con giacca allungata sui pantaloni di linea sciolta e il lusso sconfinato dei grandi riquadri in pelle e pitone su maglia. Blumarine resta solidamente ancorata al proprio DNA che è romanticismo moltiplicato per sensualità: rose e maculato, costruzioni tailoring e dettagli di pelliccia, trasparenza e pudore. Stavolta Anna Molinari mescola le carte per aggiungere un po' di sana malizia con i lunghi chemisier trasparenti bordati di pelliccia. Imperdibili la pelliccia di cashmere azzurro ghiaccio, le giacche con degradè di paillette sulla baschina e la piccola cappa in cavallino maculato. Romantica da strada e proprio per questo deliziosa, la collezione Philosophy di Lorenzo Serafini cita in un colpo solo due icone degli anni Ottanta: Lady Diana e Siouxsie Sioux, la vocalist dei Banshees, uno dei gruppi punk più famosi dell'epoca. In poche parole pizzo e pelle, colori fragili tipo avorio, cipria e baby blu mischiati alla solida presenza di nappa laccata e montone. Rigore, pudore e modernità s'inseguono nel modo migliore che si possa immaginare sulla passerella di Ujoh, marchio disegnato dal giapponese Mitsuru Nishizaki, il giovane talento ospitato da Armani a questa tornata. 38 anni di cui otto passati a bottega da Yohji Yamamoto, lo stilista ha il tipico approccio sartoriale del Sol Levante: design e funzionalità, tessuti intelligenti made in Japan e una gran capacità di alleggerire con tagli strategici le più ardite sovrapposizioni. La leggerezza è una grande assente dalla sfilata di Jil Sander dove cappotti e giacche oversize sembrano gravare sulle fragili spalle delle modelle anche se le ampiezze vengono riprese da lacci, abbottonature e tagli che creano strani percorsi sui tessuti corposi. Appesantita da un eccesso di styling che a volte impedisce di apprezzare l'assoluta bellezza del capi, la collezione di Antonio Marras è ispirata da Adele H, l'indimenticabile film di Truffaut dedicato alla pazzia d'amore della figlia di Victor Hugo. Stavolta la follia creativa di Marras parte dal più cupo stile militare vittoriano, passa per una marea di giacche e caban con ricami, applicazioni di pellicce e paillette, ma arriva a una donna che esce in pigiama con la coperta come cappotto alla disperata ricerca dell'uomo che non l'ama più. Insomma un'overdose d'immagini ed emozioni. Si torna alla quiete con Aquilano e Rimondi che scelgono tagli netti, forme fluide e colori primari: bianco e nero con tocchi di rosa cipria e rosso. L'attitudine è più sportiva e naturale del solito, una conversione sulla via di Damasco da parte di due designer noti per il loro massimalismo. Notevoli le scarpe con sassi di fiume in acciaio al posto dei tacchi. Da Luisa Spagnoli compare un nuovo tipo di maglia tessuto con effetto falso unito, i bei gilet sempre di maglia a punto Milano verticalizzano gli abiti a righe orizzontali e tutto ha il sapore della concretezza senza rinunce alla femminilità. Bravissimo Gianluca Capannolo con la sua moderna rivisitazione dei capi di alta sartoria creati per il film Donne girato da George Cukor nel 1939.

La giacca con cappa ad ovetto incorporata, i bei cappotti in tweed effetto maglia e le pazzesche scarpe con barrette d'acciaio e ciuffi di pelliccia colorata parlano il linguaggio di un'alta moda che sa di futuro. Debutta il brasiliano Pedro Lourenço come direttore creativo di La Perla. Ispirarsi all'architettura di Niemeyer per creare ingerie è una gran bella idea.

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