Le donne all'Aniene? C'è (ancora) chi dice no

Arretez la femme. A tutti i costi. Al Circolo Canottieri Aniene, club che tutti definiscono "tra i più esclusivi di Roma", questa parola, esclusivo, qualcuno l'ha presa un po' troppo alla lettera.

Le donne all'Aniene? C'è (ancora) chi dice no

Arretez la femme. A tutti i costi. Al Circolo Canottieri Aniene, club che tutti definiscono «tra i più esclusivi di Roma», questa parola, esclusivo, qualcuno l'ha presa un po' troppo alla lettera. Decidendo di escludere le donne. O meglio, di fare ricorso contro la delibera che, lo scorso mese di aprile, ha preso una decisione storica (ognuno ha la storia che si merita): aprire alle donne le iscrizioni alla conventicola il cui presidente onorario è Giovanni Malagò, vale a dire il premier dello sport italiano. Sarà che il Circolo Aniene è una «associazione sportiva dilettantistica», e che quindi ogni giorno qui si vince e si perde, ma la parità non è ben vista. Non quella di genere, almeno.

Uno dice: nel 2022? Sì, nel 2022 accade che una delle scatole nere del potere politico e affaristico della Roma che Dagospia ama definire «godona» vieti ancora l'accesso alle signore manco fosse il Monte Athos. Leggere lo statuto sociale firmato da un notaio romano nel 2019 è come puntare la DeLorean di Ritorno al Futuro al XVIII secolo: all'articolo 4 è chiaramente spiegato che i soci effettivi sono «le persone di sesso maschile che hanno compiuto i diciotto anni». L'unica eccezione è per i soci atleti, ovvero «i tesserati delle federazioni sportive, di ambo i sessi, che praticano lo sport con i colori del circolo». E ci mancherebbe altro, visto che tra le «atletesse» che hanno portato gloria e medaglie al circolo giallazzurro c'è Federica Pellegrini, probabilmente la più famosa nuotatrice della storia non solo italiana.

Insomma, un relitto di un passato a cui il board del circolo dell'Acqua Acetosa ha deciso con almeno un secolo di ritardo di porre rimedio con la delibera dell'aprile scorso. Mugugni, richieste di spiegazioni, proteste, pure qualche «dimissione» eccellente. Pazienza. A distanza di mesi la novità sembrava alla fine digerita. Da tutti ma non da un architetto ottantaduenne, peraltro sospeso dall'ordine per motivi disciplinari. Il socio si è rivolto a un avvocato (uomo, va detto?) per redigere un ricorso di venti pagine «affinché venga sospesa subito la deliberazione sussistendo gravi motivi».

Ora, ci sono idee buone o cattive, ma le peggiori sono quelle che non si ha il coraggio di sostenere. E questo coraggio l'architetto indisciplinato non ce l'ha. Perché nel lungo ricorso non si legge mai chiaramente che a lui la femminilizzazione dell'Aniene non va giù. Consapevole evidentemente - lui e il suo leguleio - che scagliarsi contro la fine della disparità di genere sul lungotevere è quanto meno impopolare, l'anziano (possiamo definirlo così senza paura di cadere nel baratro della disparità anagrafica) si arrampica sugli specchi per invalidare la delibera del 2 aprile 2022: si appella all'affollamento del locale in cui si è svolta l'assemblea, che non avrebbe rispettato i protocolli Covid, e poi alle modalità di voto, a suo dire confuse e irregolari. Tutto per non dire alle donne: no pasaràn.

La giudice, una donna, Daniela Gaetano, ha respinto la speciosità del ricorso, ma l'impressione è che la faccenda non sia affatto conclusa. Vedremo. Intanto, all'architetto dedichiamo un'immortale battuta di Groucho Marx, uno con un cognome non tanto da circolo romano: «Non mi iscriverei mai a un club che accettasse me tra i suoi soci».

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