"Dov'è la matita? Ah, basta il dito...". Il tablet in cabina spiazza ma piace

Soddisfatti anche gli anziani. Ritardi nello spoglio, polemica del Pd

"Dov'è la matita? Ah, basta il dito...". Il tablet in cabina spiazza ma piace

Milano - Il signore, anziano, entra nella cabina ma dopo un istante riemerge furibondo: «Dove cavolo è la matita?». Il presidente, la signora Mariella, lo sorprende: «Guardi che può usare il dito». «Ah, se lo dice lei», e sposta nuovamente la tenda. Piccole scene, quasi siparietti comici, per il debutto del voto elettronico. Siamo a Saronno, a due passi dal celebre Santuario, e la giornata elettorale procede tranquilla, quasi sonnacchiosa. «La gente aveva visto i servizi in tv - spiega il presidente - e si immaginava chissà quali difficoltà. Poi molti si sono accorti che l'operazione era facilissima e ci hanno regalato sorrisi». Per altri, l'incontro con la voting machine è stato addirittura come bere l'elisir di giovinezza. «Alcune signore di una certa età erano felicissime, come se avessero vinto una scommessa - conclude Mariella - le ho viste uscire galvanizzate, mentre telefonavano alle amiche per comunicare la novità». A Milano il quadro non cambia. Seggi poco battuti, code solo sulla porta per leggere attentamente le istruzioni, gag quasi surreali più che incidenti di percorso. Una signora carica di anni sale le scale di via Vespri Siciliani, zona popolare del Giambellino. La conoscente la informa: «Devi votare col tablet». «Il tablet? - replica lei fra lo spaesato e lo smarrito - ma cosa è?». Momenti di incertezza, poi tutto si risolve nel migliore dei modi. Poco dopo un uomo schiaccia il pulsante che dà il via alle procedure di voto, poi s'incarta: «Ma dove devo andare?». Gli indicano la solita tendina e lui finalmente s'infila nella cabina. Il doppio beep e il ritorno del verde confermano che il diritto è stato esercitato correttamente.

Qualcuno si preoccupa perché tutte quelle apparecchiature gli sembrano l'armamentario del Grande fratello, pronto a carpire i segreti più intimi. Fuori, al contrario, una donna di mezza età coltiva una teoria singolare: «La carta non c'è più e questo è un vantaggio. Credo proprio che anche l'amica che mi ha accompagnato, residente a Sesto San Giovanni, possa votare qui al Giambellino». L'illusione svanisce presto. Pazienza. Uno scrutatore annoiato, ripassa il manuale distribuito agli operatori e poi emette la sentenza: «Ci è andata bene. Primo, perché il referendum è molto più semplice dell'elezione del Parlamento e poi perché il numero delle voting machine è calcolato sui quesiti. Con una coppia di domande ce ne vogliono due e cosi via a crescere, fino a trasformare l'aula in un laboratorio della Nasa».

Ma non è il caso di questa domenica d'autunno, prima imbronciata e poi soleggiata. Le agenzie battono pochi rintocchi: al seggio di Matteo Salvini il tablet si è rotto ed è stato sostituito in corsa.

Intanto la digital assistant, novità assoluta di questa consultazione, corre frenetica sui tacchi da un piano all'altro della scuola. Ma c'è poco da segnalare. «I problemi - chiarisce Daniela - li abbiamo avuti sabato, nella preparazione delle urne». Avrei dovuto scaricare un'applicazione per la timbratura della mia presenza qui al Giambellino, ma non ci sono riuscita e il numero verde era sempre intasato».

È andata bene: peccato che i cittadini arrivino con il contagocce. Davanti al disinteresse anche i tablet si devono arrendere. E poi: pochi problemi con il voto ma molti con la raccolta dei dati sulla partecipazione.

Problemi che offrono al Pd lombardo l'occasione per polemizzare. «In Veneto - dice nel pomeriggio il segretario regionale Alessandro Alfieri - un quarto d'ora dopo le 19 si conosceva l'affluenza. In Lombardia il dato delle 12 è stato comunicato alle 17».

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