Dove si nasconde il vero metodo fascista

Chi scredita gli avversari

Dove si nasconde il vero metodo fascista
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Il Dilemma. Il fascismo è davvero un capitolo chiuso della nostra storia o i suoi metodi e ideali continuano a influenzare la politica italiana? E perché ancora oggi si accusa di fascismo chiunque sfidi l'ortodossia del pensiero dominante?

Il fascismo è stato un fenomeno nato sull'onda dello scontento della Prima guerra mondiale, ispirato all'esperienza fiumana e tollerato dalle élites economiche che temevano il comunismo. La delusione per la politica italiana precedente favorì l'adesione al movimento e trasformò un fenomeno soprattutto romagnolo in un evento storico che avrebbe ispirato i successivi fascismi e trascinato l'Europa nell'inferno della guerra. I fasci di combattimento nacquero nel 1919, ma i metodi repressivi erano già parte della politica italiana, come dimostra il caso di Bava Beccaris (nella foto), che nel 1898 sparò col cannone sui manifestanti a Milano guadagnando il Collare dell'Annunziata (che rendeva «cugini del re» e immuni alle tasse). La base intellettuale del periodo, di provenienza vociana, si offriva per ridare all'Italia un futuro all'altezza del suo passato grandioso, vedendo nel fascismo una possibile riscossa del Paese.

Oggi non esiste più il fascismo anche se non abbiamo ancora finito di farci i conti. Da una parte ci sono movimenti nostalgici e dall'altra c'è una narrazione dispersiva. Ad esempio, ci perdiamo nel contraddire quei pochi che ricordano che il fascismo ha fatto anche cose buone. E poi, escluse le più eclatanti, trascuriamo quelle cattive. Perché le cose peggiori del fascismo sono quelle che abbiamo meglio conservato e che meno ci disturbano. Cose che lo stesso fascismo, come conferma il caso di Bava Beccaris, aveva mutuato dai metodi repressivi dell'oligarchia precedente, con il beneplacito costante dei regnanti.

Anche con la Repubblica abbiamo mantenuto metodi discutibili, gettando nebbia sui misteri degli omicidi di un ex presidente del Consiglio come Moro o di altri personaggi scomodi come Mattei, Falcone o Borsellino che restano ferite aperte della democrazia. Questo è il sintomo che un metodo fascista violento è sempre rimasto sopito. Anche se, a volte, abbiamo sostituito i colpi di manganello con la derisione del nemico o l'uso delle inchieste giudiziarie.

Molte persone sono state etichettate fasciste per aver difeso posizioni tradizionali sulla famiglia e sulla sovranità nazionale, dimostrando come l'accusa di fascismo sia diventata una tattica per delegittimare l'avversario. Oggi, definire qualcuno fascista significa trasformarlo in nemico oggettivo e marchiarlo per sempre, senza diritto di replica o di appello, perché si tollera che gli venga tolta la parola. E pensare che quella del nemico oggettivo è proprio una costruzione dei totalitarismi che si vorrebbero combattere. Ed è indicativo come il metodo fascista sia stato mutuato da questo pseudo totalitarismo consumista che accusa di fascismo chi non ostenti fluidità morale.

Il nuovo nemico oggettivo da estirpare della nostra utopia consumistica è colui che rimane legato alle tradizioni rurali e antiche del suo popolo, a quelle della società preindustriale, alla fede religiosa trasmessa dai suoi avi o alla saggezza dei loro proverbi. I popoli e le loro differenze diventano un nemico da livellare per omogeneizzare l'individuo, distruggerne la famiglia e isolarlo, per renderlo solo davanti alle sirene del Mercato. E forse una delle maggiori colpe del fascismo è stata proprio quella di offrire a questa nuova ideologia egemone metodi e spunti.

Qui in Italia dove l'esperimento fascista è cominciato abbiamo ulteriori ragioni per prenderne le distanze. Per Indro Montanelli il fascismo è stato «il tentativo più comico per instaurare la serietà».

Perché in fondo, di tutti i crimini del regime fascista, il tentativo di instaurare la serietà è forse l'unico che il nostro popolo, ancora oggi, fatica a perdonare. Ma abbiamo veramente superato quella stagione oscura, se ancora ricorriamo ai suoi metodi per zittire i dissidenti?

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