Draghi convince la Russia e lavora per il sì della Cina

Il premier tesse la tela per il G20 di settembre. Prima di vedere Xi Jiping vuole però l'ok dell'India

Draghi convince la Russia e lavora per il sì della Cina

L'incontro con il russo Lavrov, il colloquio telefonico con l'indiano Modi, i contatti continui con i partner europei che, Merkel e Macron in testa, supportano l'iniziativa italiana. Mario Draghi continua a tessere pazientemente la complessa tela che potrebbe portare, entro settembre, alla riunione straordinaria del G20 dedicata all'Afghanistan.

Una riunione «inedita», si sottolinea nel governo, perché avrebbe per tema un'emergenza geopolitica e non l'agenda economica propria del G20. Ma la forzatura della presidenza italiana sulla necessità di avere un summit multilaterale ad hoc sull'Afghanistan ha trovato subito sostegno in Europa (Gran Bretagna inclusa) e ora si sta cercando di ampliare il consenso agli altri attori principali. Con «pragmatismo diplomatico», come ha detto Draghi nella riunione di governo di giovedì sera, e concentrandosi su quegli «obiettivi prioritari» possibili su cui trovare un accordo internazionale, nel documento finale: innanzitutto il contenimento del terrorismo e la possibilità di far uscire in sicurezza dal paese i profughi.

A Palazzo Chigi si considera «positivo» l'esito dell'incontro con il ministro degli Esteri di Mosca, che dopo il colloquio di quaranta minuti con Draghi ha visto anche il suo omologo italiano Luigi Di Maio. Con la Russia e l'Europa a bordo, gli Stati Uniti, sia pur obtorto collo, non possono che dare via libera. Manca però ancora un tassello fondamentale, che è la Cina. Ma prima di avere un colloquio ufficiale con Xi Jiping, Draghi vuole che vadano a posto altri pezzi del delicatissimo puzzle: l'adesione dell'India (il colloquio con Modi viene definito «interlocutorio») e le sue resistenze al coinvolgimento del Pakistan, interlocutore fondamentale per la questione afghana; la richiesta russa di coinvolgere anche l'Iran; le diffidenze di Washington contro il protagonismo cinese.

Per la Russia il riconoscimento di essere un «attore fondamentale, con il quale il dialogo è imprescindibile», come ha sottolineato ieri Di Maio nella conferenza stampa seguita all'incontro con Lavrov, è un risultato positivo. E Putin vuole essere della partita: «Sicuramente il G20 rispecchia meglio del G7 la realtà multipolare del mondo», ha riconosciuto Lavrov ieri. Ma ha anche posto sul tavolo i desiderata di Mosca: la partecipazione di Pakistan e Iran (che crea problemi sia agli Usa che all'Arabia Saudita) e la priorità alla «sicurezza dei nostri confini» mentre, ha lamentato il ministro degli Esteri putiniano, «la lotta al terrorismo è solo a quinto posto della lista» degli obiettivi della presidenza italiana, dopo questioni come la tutela dei diritti umani, che ovviamente la Russia considera del tutto trascurabili. Con un avvertimento: «Bisogna tenere a mente che le soluzioni congiunte non sono semplici da trovare».

La strada, e a Palazzo Chigi lo sanno bene, è ancora in salita. Ma il fronte europeo è compatto, incluso Boris Johnson. E i tragici attentati di Kabul sono un segnale inquietante anche per chi, come Cina e Russia, gioisce della ritirata Usa e punta a inglobare l'Afghanistan nella propria sfera di influenza: confermano che i loro interlocutori talebani non controllano la situazione e che il paese può sprofondare in un sanguinoso caos, in cui anche loro rischiano di bruciarsi.

Draghi ieri ha partecipato (da remoto) ad un'altra iniziativa in ambito G20, la conferenza Compact with Africa presieduta da Angela Merkel, e dopo aver ringraziato la cancelliera «per la sua leadership» e promesso iniziative per la

ristrutturazione del debito e per i vaccini nei paesi poveri, ha parlato della «speranza» che in «questi tempi bui» è rappresentata dai paesi africani: «La popolazione africana è la più giovane del mondo, l'Africa è il futuro».

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