Ma quale governo a tempo, macché basso profilo: «Ora vi racconto che cosa voglio fare per salvare il Paese». Alle tre di pomeriggio, mentre i partiti sono ancora persi nella savana dei veti e delle condizioni, appesi alla piattaforma Rousseau, ai contorcimenti del Pd e a Salvini che apre persino sui migranti, Mario Draghi decide che basta così, è il momento di scoprire la prima carta. Ed è un asso, un programma, anzi un ambizioso programmone in otto punti per uscire dalla crisi e rilanciare l'economia. Recovery, Europa, ancoraggio Atlantico, piano vaccini: e tutto questo si sapeva già, fa parte del mandato, è il motivo per il quale Mattarella l'ha scelto. Poi però nell'agenda c'è ben altro. Le riforme: pubblica amministrazione, fisco, giustizia. Il lavoro: finiamola con buttare soldi in aziende decotte, bisogna «tutelare le persone che hanno perso il posto» e investire in infrastrutture strategiche e green economy. E la scuola. «Troppi giorni persi, troppe cattedre vuote», dice il presidente incaricato. Stiamo forse dimenticando che la formazione rappresenta il futuro dell'Italia? «Rivediamo il calendario, prolunghiamolo a giugno».
Insomma, adesso parla Draghi. Non alza la voce e non apre polemiche dirette, però si fa sentire. E se vogliono imbarcarsi, i partiti dovranno ascoltarlo perché, spiega alle delegazioni, la strada per mettere in sicurezza il Paese prevede delle riforme impegnative, forse divisive, però obbligatorie. Oltre al Covid, l'emergenza si chiama ovviamente Recovery Fund, sul quale siamo in pesante ritardo. Ma non basta scrivere un bel piano e ottenere i 209 miliardi di sussidi, occorre pure ammodernare, semplificare, disboscare i meccanismi di spesa. Stesso discorso sui vaccini: il piano, dice l'ex presidente della Bce, «va portato a termine». Servono continuità e sguardo lungo, perché un successo nelle somministrazioni significa far riprendere «attività e consumi». L'idea del premier incaricato e che la pandemia non sia solo una tragedia ma anche «l'occasione italiana per lo sviluppo». Però non attendiamoci miracoli, «la ripresa sarà lenta», quindi lavoratori, imprese e banche «andranno sostenuti».
«Ci sono tre aree - riferisce Manfred Schullian del Svp - su cui il presidente incaricato intende intervenire perché ritiene necessarie le riforme. Pubblica amministrazione, fisco, giustizia civile».
Proprio su questi punti Bruxelles ci chiede una svolta, rapida. «Quando Draghi parla di europeismo - dice il socialista Riccardo Nencini uscendo dalla biblioteca di Montecitorio - la vede come una sfida. È arrivato a mettere sul tavolo addirittura la questione del bilancio comune». SuperMario dunque guarda piuttosto lontano. Altro che esecutivo a termine o di scopo, lui si muove in un orizzonte di legislatura. «Non abbiamo assolutamente parlato dei tempi», conferma Nencini. «Siamo di fronte a un'emergenza sanitaria immediata e all'urgenza di presentare i piani per i sussidi europei - aggiunge Paolo Romani - però il programma di governo che ci ha illustrato è di lungo periodo. Ad esempio, si è soffermato sulla transizione ambientale e ha ricordato che i tre quarti delle città più inquinate sono tra Milano e Verona. Secondo lui il 37 per cento del Recovery deve essere dedicato a questo».
Le consultazioni scorrono via così, con incontri lampo, durante i quali è solo Draghi a tenere il timone. «Praticamente ha parlato soltanto lui», rivela Schullian. Chissà se farà lo stesso pure oggi, quando riceverà le delegazioni dei grandi. Intanto lui ha sparigliato. Bella mossa gettare sul tavolo il programma mentre ci si arrovella sulla formula di governo, sul numero dei tecnici e dei politici da inserire in squadra, sulla qualità e la durata dell'appoggio all'esecutivo che sta nascendo. I partiti, presi di contropiede, dovranno accettare il pacco, a scatola chiusa.
Certo, l'incaricato vuole rispettare certi bizzarri riti del Palazzo, compreso il referendum grillino di mercoledì e giovedì. Lui intanto incontrerà società civile e parti sociali. Sperando di chiudere per venerdì sera e salire al Quirinale con la lista. La fiducia tra lunedì e martedì.
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