Draghi, linea dura sul gas: la pace o l'aria condizionata?

Il premier avverte sul possibile embargo: "Coperti fino a ottobre". A Salvini: sul catasto ha già perso due volte

Draghi, linea dura sul gas: la pace o l'aria condizionata?

Il Consiglio dei ministri dà il via libera con il voto unanime al Def che certifica un «netto ridimensionamento delle aspettative di crescita» (parole del ministro dell'Economia Daniele Franco). La guerra in Ucraina e il post covid impongono una stima al ribasso: la crescita del Pil si fermerà al 2,9% in forte calo rispetto al 4,7% scritto nella Nadef e dovrebbe arrivare al 3,1% con la spinta dei provvedimenti del governo. In cabina di regia prima e in Consiglio dei ministri poi i nodi da sciogliere sono tre: i ministri spingono per andare oltre il rapporto deficit/Pil del 5,6 previsto nel Def. Il ministro delle Finanze frena: «Se facciamo deficit ancora più alto rischiamo di pagarlo in termini di spread» avverte Franco.

L'altro nodo riguarda l'embargo verso Mosca. La pattuglia dem chiede a Draghi di stoppare subito l'acquisto di metano e petrolio da Putin. Il premier Draghi, in conferenza stampa, al termine del Cdm, avverte: «L'embargo del gas non è ancora e non so se sarà mai sul tavolo ma quanto più diventa orrenda la guerra tanto più i paesi alleati in assenza di una diretta partecipazione alla guerra si chiedono cosa può fare questa coalizione per indebolire la Russia e farla smettere e permette a Kiev di sedersi al tavolo della pace. Preferiamo la pace o il termosifone acceso, o meglio ormai l'aria condizionata accesa tutta l'estate? Questo secondo me ci dobbiamo chiedere».

Ecco il messaggio di realpolitik che giunge da Palazzo Chigi. In ogni caso l'Italia è coperta fino a ottobre: «Anche senza il gas russo fino a fine ottobre siamo coperti» - rassicura Draghi. Il capo dell'esecutivo continua a chiedere a un'Europa (sorda) di fissare un tetto al prezzo del gas. Altrimenti - minaccia Draghi: «Andiamo avanti da soli».

Nella conferenza stampa, il premier sferza i partiti e intravede rischi con l'avvicinarsi della campagna elettorale: «Il governo e le forze politiche oggi sono un tutt'uno agli occhi degli italiani. In questo momento possono dare fiducia, mostrare che il governo può affrontare l'emergenza con tutte le azioni necessarie dai sostegni agli aiuti alle famiglie, ma anche continuare il percorso molto positivo, tutto sommato, del Pnrr e delle riforme. Bisogna mettere il governo nelle condizioni di affrontare queste due sfide serve unità».

Chiede di mettere da parte le battaglie di parte: «Le battaglie identitarie dei singoli partiti portano al fatto che le istituzioni non rispondono ai bisogni dei cittadini. Non credo che le forze politiche abbiano questo tipo mentalità». Appello che cade nel vuoto. Il leader dei Cinque stelle Giuseppe Conte apre il fronte sul Def: «Le risorse sul fronte degli interventi per famiglie, lavoratori e imprese non sono sufficienti: è evidente che i 5 miliardi messi in campo non possono rappresentare una risposta adeguata alle enormi sfide che abbiamo di fronte».

Eppure i segnali di dialogo da parte Draghi non mancano, seppure con qualche limite come sulla delega fiscale: «Valuteremo se mettere la fiducia. L'opposizione della Lega era prevista ma andremo avanti: il voto in commissione sul catasto è stato vinto due volte dal governo, vediamo di vincerlo anche una terza». Sulla riforma della giustizia ricorda di aver «promesso in cdm di non mettere la fiducia, spero che tutte le forze politiche prendano atto di questo segnale». Infine il terzo nodo sullo scostamento di bilancio, che per ora viene congelato. Anche se, in cabina di regia, il ministro del Lavoro Andrea Orlando spinge con forza per una soluzione in questa direzione. E pure il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli indica nello scostamento la strada da seguire. Il blocco Franco-Draghi regge: niente scostamento e conferma del 5,6 deficit/Pil.

Ma il quadro resta nero: «È chiaro che la guerra ha causato un peggioramento delle prospettive di crescita.

In particolare su questo pesano l'aumento dei prezzi dell'energia e altri beni, ma anche la fiducia dei consumatori che è diminuita. Consumatori e imprese vedono oggi un futuro meno positivo» - rimarca Draghi. E poi un impegno: «Siamo tutti al lavoro per costruire una risposta comune a uno shock comune, come lo è stato la pandemia».

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