Draghi: "L'Unione in agonia servono due piani Marshall"

L'ex premier sollecita un aumento degli investimenti a 800 miliardi l'anno. Attacco all'eccesso di normative: "Così uccidiamo le imprese"

Draghi: "L'Unione in agonia servono due piani Marshall"
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L'Unione europea è condannata a una «lenta agonia», se non cambierà «radicalmente». Questo è il messaggio chiave dell'ex presidente della presidente della Bce nonché ex premier, Mario Draghi, che ieri a Bruxelles ha presentato il rapporto sulla competitività commissionatogli da Ursula von der Leyen. «Se l'Europa non riesce a diventare più produttiva», ha sottolineato, sarà costretta «a scegliere e ridimensionare alcune, se non tutte, le ambizioni».

La ricetta di Draghi, il cui contenuto era stato in qualche modo anticipato (anche tramite la relazione di Enrico Letta sul futuro del mercato interno), si snoda sostanzialmente su tre assi che si dipanano in 170 proposte: investimenti, deregolamentazione e snellimento delle procedure. Per quanto riguarda il primo ambito, occorrono tra i 750 e gli 800 miliardi di euro all'anno per sedersi allo stesso tavolo di Usa e Cina sulle grandi sfide economiche e tecnologiche. In pratica un doppio piano Marshall dal valore del 4,7% del Pil continentale. «Senza questi investimenti - ha detto - il nostro benessere, la nostra società e persino la nostra libertà saranno a rischio». Anche l'emissione di nuovo debito comune sul modello di NextGen Eu (vedi articolo a fianco) è una strategia che non può essere accantonata. In tali strategie rientra anche la difesa perché «per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, la sopravvivenza dell'Europa non è più scontata e la necessità di una risposta unificata non è mai stata così impellente». Insomma, un cambiamento di prospettiva per un'area economica che da 25 anni basa la competitività esclusivamente sul contenimento del costo del lavoro.

Nel documento di 400 pagine stilato dall'ex premier si fa riferimento anche a un'altra modalità di rilanciare la crescita attraverso il superamento di «quel voto all'unanimità che la rende prigioniera di se stessa, virando verso la maggioranza qualificata e, ove necessario, la cooperazione rafforzata tra governi volenterosi». Ma non è tutto. «Tra il 2019 e oggi - ha sottolineato - abbiamo prodotto qualcosa come 13mila testi legislativi, mentre gli Usa nello stesso tempo ne hanno prodotti 3mila». Tra i testi legislativi che Bruxelles sopravvaluta anche il regolamento sulla protezione dei dati (Gdpr) e l'Ai Act che rischiano di essere «autolesionisti»: colpiscono le imprese che operano nel settore tecnologico, per lo più piccole. «Così le uccidiamo!», ha denunciato. Una sottolineatura che gli è valsa il plauso di Elon Musk. «Le cose dovrebbero essere automaticamente legali, anziché automaticamente illegali», ha commentato. Pure l'Esma (l'Authority finanziaria Ue) dovrebbe diventare «il regolare comuni di tutti i mercati titoli come la Sec americana».

E anche l'ormai quasi ex commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, non viene risparmiata dalle critiche perché avrebbe dovuto essere più «lungimirante». Se non avesse bocciato la fusione Siemens-Alstom, oggi la Cina potrebbe benissimo «importare treni ad alta velocità».

Insomma, non c'è ambito dell'attività economica che non venga messo in questione, Green Deal incluso. «La decarbonizzazione del sistema energetico europeo implica la massiccia diffusione di fonti energetiche pulite con bassi costi marginali di generazione, come le energie rinnovabili e il nucleare», ha scritto Draghi, benedicendo il ritorno all'atomo abbandonato da Italia, Germania e Spagna. Idem per le materie prime critiche sulle quali il governo italiano si è già messo al lavoro.

«L'Ue deve sfruttare il potenziale delle risorse nazionali attraverso l'estrazione, il riciclaggio e l'innovazione nei materiali alternativi», ha scritto evidenziando che «accelerare l'apertura delle miniere nazionali potrebbe consentire all'Ue di soddisfare l'intera domanda di alcuni minerali».

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