Draghi positivo e isolato, salta la missione in Africa. E avverte la maggioranza: avanti solo se fa cose utili

L'ex Bce: "Alle prossime elezioni parteciperò solo da cittadino". E c'è chi lo vede alla Nato dopo Stoltenberg a settembre 2023

Draghi positivo e isolato, salta la missione in Africa. E avverte la maggioranza: avanti solo se fa cose utili

Positivo, ma asintomatico. Anche Mario Draghi è vittima del Covid e, dunque, costretto all'isolamento nella sua residenza umbra a Città della Pieve, dove si trova da giovedì scorso per trascorrere le vacanze di Pasqua. Il premier, dunque, non potrà partecipare alla missione di due giorni in Angola e Congo in programma domani e giovedì. Trasferta che rientra nella road map per individuare fonti di approvvigionamento alternative all'energia russa e che arriva dopo il viaggio in Algeria e la discussa intesa con l'Egitto. E che, anche per la sua urgenza, non sarà rinviata. A «rappresentare il governo», fa infatti sapere Palazzo Chigi, «saranno i ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani». Per quanto riguarda la missione prevista in Mozambico a inizio maggio, invece, c'è la convinzione che il problema per allora sarà risolto. Con buona pace dei no-vax e dei no-green pass, che ieri - alla notizia della positività del premier - si sono scatenati sui social dando sfoggio delle migliori teorie cospirazioniste.

Il delicato dossier energetico, peraltro, ha anche un fronte europeo, altrettanto importante. In vista del prossimo Consiglio Ue, infatti, l'ex numero uno della Bce continua a spingere per l'introduzione del price cap, un tetto europeo comune ai prezzi. Secondo il premier, infatti, se è vero che alcuni Paesi europei sono fortemente dipendenti dal gas di Mosca (Germania e Italia in primis), è anche innegabile che l'Europa sia «il più grosso acquirente del mondo di gas naturale». E questo vuol dire che, nonostante le minacce di Putin, per la Russia non sarebbe affatto facile trovare altri acquirenti.

Energia a parte, Draghi è anche alle prese con le prossime scadenze sul tavolo del governo, dal fisco alla giustizia. Due temi su cui il premier ha voluto mandare un messaggio chiaro alle forze che sostengono la maggioranza, lasciando intendere che l'esecutivo andrà «avanti fino in fondo» solo se saprà fare le cose che «servono al Paese». Proprio sul nodo della delega fiscale, già oggetto di un vertice tra il premier e il centrodestra, era peraltro in programma nei prossimi giorni un altro incontro con Lega e Forza Italia per cercare di chiudere la pratica e fare il punto sulla discussa revisione del catasto. Ma è chiaro che finché Draghi non si negativizza, il vertice dovrà slittare. Il tema fisco, peraltro, si intreccia con l'avvio in Parlamento dell'esame del Def che approderà nell'Aula della Camera domani mattina. L'altro fronte caldo è quello della giustizia, con la riforma del Csm che già oggi sarà discussa nell'Aula di Montecitorio in un clima non propriamente pacificato, viste le forti critiche di Matteo Renzi.

Ed è proprio guardando a questi due passaggi che Draghi ha voluto mandare segnali di fumo alla sua maggioranza. Lo ha fatto in una lunga intervista al Corriere della Sera, la prima con un quotidiano da quando si è insediato a Palazzo Chigi quattordici mesi fa (e la seconda in assoluto dopo quella al Tg1 dello scorso agosto sulla crisi in Afghanistan). Due pagine di colloquio che si concludono con l'ex numero uno della Bce che si definisce «esterno alla politica» ed esclude una sua discesa in campo. «È estraneo alla mia formazione e alla mia esperienza. Alle prossime elezioni - assicura - intendo partecipare come ho sempre fatto: da semplice cittadino».

Non è un caso che ormai da giorni si vadano rincorrendo voci sul futuro di Draghi. Qualcuno, per dire, ha visto un segnale nella proroga di dodici mesi del mandato dell'attuale segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Che, hanno deciso i leader dell'Alleanza a fine marzo, visto il conflitto in corso resterà al suo posto fino al 30 settembre 2023. Quando potrebbe essere proprio l'ex numero della Bce uno dei principali candidati. A quel punto, infatti, l'esperienza a Palazzo Chigi sarebbe ormai esaurita.

A meno che il risultato delle prossime elezioni politiche - la legislatura si esaurisce a marzo 2023 - non faccia registrare un panorama così confuso e instabile da far tornare nuovamente in gioco un profilo tecnico come quello di Draghi.

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