La richiesta di pagamento del gas russo in rubli? "Fondamentalmente è una violazione contrattuale". Mario Draghi torna a sferzare il Cremlino, stavolta rispolverando il piglio dell'ex banchiere attento alla valuta. Il premier, rispondendo a una domanda sulla mossa a sorpresa di Vladimir Putin, non ha utilizzato giri di parole. La decisione di Mosca di non accettare più pagamenti in dollari o in euro per le forniture del proprio gas - ha dichiarato il presidente del consiglio - "la consideriamo una violazione dei contratti esistenti". L'ennesima iniziativa ostile.
Le parole di Draghi sono risuonate in un momento cui i rapporti tra l'Italia e la Russia sono tesissimi. Il nostro Paese, del resto, è attualmente nella lista nera dei nemici del Cremlino. La stessa decisione di Putin di rifutare pagamenti in euro o dollari da parte delle nazioni ostili (quelle che hanno applicato le sanzioni alla Russia) è una diretta conseguenza delle contrapposizioni in corso. Non solo. La mossa dello Zar è infatti da leggersi anche come un tentativo di arginare la svalutazione della moneta russa rispetto al dollaro e all'euro.
Il tema sta tenendo banco in queste ore a livello internazionale, ed è proprio dall'odierna riunione del G7 che emergono le prime forti reazioni all'iniziativa di Mosca. Alle dichiarazioni del premier italiano hanno così fatto eco quelle del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che rispondendo a una domanda sulla pretesa del Cremlino di ricevere pagamenti del gas in rubli ha fatto letteralmente muro. "Abbiamo esaminato" la questione, ha affermato Scholz, spiegando che per il gas esistono "contratti fissi" nei quali è previsto che i pagamenti debbano essere effettuati in euro o in dollari. E questo - ha sentenziato - "è quello che conta".
Sulla questione, insomma, è partito il braccio di ferro. L'ennesima prova di forza tra Mosca e gli Stati che si sono opposti alla scellerata invasione militare dell'Ucraina. Quello del gas, del resto, era destinato a diventare uno degli aspetti sui quali Putin poteva provare a fare il proprio gioco. Non a caso, arrivando all'Europa Building per i lavori del Consiglio europeo, lo stesso Maro Draghi aveva affrontato il tema energetico in una prospettiva di affrancamento dalla Russia.
"Sulla sicurezza energetica e alimentare una risposta è la diversificazione, che stiamo facendo cambiando le fonti di approvvigionamento" perché "l'Europa vuole diventare indipendente dal gas russo", aveva affermato il premier, rimarcando il fatto che "un aiuto deve venire da Canada, Usa e grandi produttori di gas liquido e anche su questo c'è stata estrema collaborazione".
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