Milano. Il destino disegna, ma solo il tempo realizza. Così, per una serie di coincidenze che s'incastrano alla perfezione nel delirio di una tragedia ancora inaccettabile, può capitare anche di essere dichiarato morto al posto del proprio compagno, lui sì ucciso dal monossido di carbonio uscito con ogni probabilità da una caldaia difettosa all'interno della stanza di un residence. Era infatti del 24enne originario di Torre del Greco (Napoli) Francesco Mazzacane - e non del fidanzato di 21 anni, Pietro Caputo come si era detto in un primo tempo - il corpo senza vita trovato nel letto mercoledì mattina al «Linate Residence» di Novegro, a poche centinaia di metri dallo scalo aeroportuale. Caputo è ancora in vita, ricoverato in condizioni disperate (non ha mai ripreso conoscenza) al Fatebenefratelli. Soltanto con il riconoscimento del cadavere da parte dei familiari all'obitorio di via Ponzio è arrivata, ventiquattr'ore dopo, la rivelazione. Che non sposta la rilevanza della tragedia - così come non cambia il capo d'accusa del fascicolo per omicidio colposo e lesioni colpose aperto dal pm di turno, Luigi Luzi - ma per le famiglie dei due ragazzi campani fa invece una differenza capitale, com'è facilmente intuibile.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di San Donato Milanese, guidati dal capitano Paolo Zupi, sarebbero stati i soccorritori del 118, a fare involontariamente confusione. I documenti di Pietro Caputo, infatti, sono stati ritrovati sul comodino dalla parte del letto dov'era disteso, ormai senza vita, il 24enne Francesco Mazzacane. Del resto il magistrato non aveva ritenuto di inviare sul posto il medico legale, demandando all'obitorio e quindi all'autopsia l'accertamento sulle cause e l'orario della morte della vittima.
Mazzacane si era trasferito a Milano da ottobre, per partecipare a uno stage nella catena di supermercati Esselunga dove poi era stato assunto anche se ancora era in un periodio di formazione; il suo compagno, Caputo lo aveva raggiunto in città il 3 novembre. Al «Linate residence» Esselunga ha una convenzione e Francesco aveva preso una stanza lì; Pietro, dal suo arrivo, la condivideva con lui mentre cercava un lavoro a sua volta.
Francesco Mazzacane però mercoledì non rispondeva alle telefonate dei familiari che avevano cominciato a preoccuparsi. Così un dipendente del residence, allertato proprio da una chiamata dei genitori, è andato a bussare alla porta della camera di Francesco e non ricevendo risposta l'ha aperta. Da lì la terribile scoperta e la richiesta di soccorso con una chiamata al 112.
Subito dopo l'arrivo dei militari la struttura alberghiera è stata evacuata in attesa delle verifiche del personale dei vigili del fuoco. Anche se ormai sembra certo che le esalazioni mortali siano dovute proprio al malfunzionamento della caldaia.
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