Razzo Usa su Kabul: "Colpiti i kamikaze. Era un'auto-bomba contro l'aeroporto". Muoiono 4 bambini

Un drone centra una vettura carica di esplosivo. Poi uno scoppio secondario in un edificio uccide sei persone, tra cui i minorenni. Il Pentagono: "Abbiamo raggiunto l'obiettivo". Tre ingressi dello scalo in mano ai talebani

Razzo Usa su Kabul: "Colpiti i kamikaze. Era un'auto-bomba contro l'aeroporto". Muoiono 4 bambini

Una domenica di sangue, l'ultima della presenza americana in Afghanistan. A due giorni dall'addio a Kabul delle forze Usa, con la sabbia che corre veloce nella clessidra della storia, una nuova esplosione ha squarciato il cielo della capitale dell'Afghanistan. Un razzo ha colpito una casa nella zona residenziale di Khajeh Baghra, a cinque chilometri dall'aeroporto, nel 15° distretto, alle 17,30 ora locale, le 15 in Italia. Un primo conteggio fissa a sei il numero delle vittime, delle quali quattro minorenni. Ancora non è chiaro se l'esplosione è collegata con il blitz statunitense condotto - come due giorni prima - con un drone contro militanti di Isis-K, la costola locale dello Stato Islamico e rivendicato dal Pentagono secondo cui si sarebbe trattato di un attacco preventivo per sventare una minaccia terroristica «imminente». Il drone ha preso di mira un veicolo sospettato di trasportare esplosivi, uccidendo il kamikaze che era a bordo, come conferma anche il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid. «Siamo fiduciosi di aver raggiunto il nostro obiettivo», ha detto Bill Urban portavoce del Central Command, che però non ha riferito di eventuali vittime civili. Che in ogni caso sarebbero state provocate da «importanti esplosioni secondarie del veicolo» che stanno a indicare «la presenza di una notevole quantità di materiale esplosivo al suo interno».

Tra il rischio di attentati terroristici e l'intenzione degli Usa di ribattere colpo su colpo, saranno giorni di angoscia e paura, i prossimi. I militari americani si affaccendano ancora all'aeroporto Karzai per allestire gli ultimi voli: ieri il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato di «300 cittadini americani rimasti, che ci hanno fatto sapere che vogliono andarsene», poi scesi a 250. Blinken si aspetta che i talebani non chiudano lo scalo e permettano alle persone di lasciare l'Afghanistan anche dopo il 31 agosto. «I talebani hanno un forte interesse ad avere un aeroporto che funzioni, il popolo afghano ha un forte interesse ad avere un aeroporto che funzioni, l'intera comunità internazionale ha questo interesse». Ieri un documento firmato da un centinaio di Paesi, Nato e Ue, diffuso dal dipartimento di Stato Usa, riferisce che sono state ricevute «rassicurazioni» da parte dei talebani sul fatto che alle persone in possesso di documenti di viaggio sarà ancora possibile lasciare l'Afghanistan dopo il ritiro degli Stati Uniti dall'aeroporto di Kabul.

Aeroporto che al momento è bicefalo: gli Stati Uniti hanno ceduto ai talebani il controllo di tre porte, compreso l'ingresso alla sezione militare, dello scalo, mantenendo, secondo il funzionario talebano Enhamullah Samangani, «il controllo di una piccola parte dell'aeroporto, compresa un'area in cui si trova il sistema radar dell'aeroporto». I talebani si dicono pronti ad assumersi «la sicurezza e la responsabilità tecnica dell'aeroporto», con propri esperti e attendono «un cenno dagli americani».

Un altro punto di Kabul che non trova pace sono le banche, dove la folla si raduna fina da prima dell'alba sperando di poter prelevare dagli sportelli bancomat, che fino a ieri erogavano 100 dollari pro capite al giorno ma da domani potrebbero scendere a 200 a settimana in base alla «misura temporanea» resa nota ieri dalla Banca centrale del Paese. La folla è stanca e disillusa, riesce a mala pena a fare la spesa e protesta. Secondo il corrispondente di Al-Jazeera, i talebani reagiscono «lanciando pietre e colpiscono alcuni con dei rami, si è sentito uno sparo in aria». Tra le persone che manifestano ci sono anche diversi dipendenti pubblici che non ricevono lo stipendio da diversi mesi.

I talebani spadroneggiano, non fanno sconti a nessuno. Ieri un popolare cantante folk, Fawad Andarabi, è stato ucciso da un combattente talebano, che gli ha sparato alla testa nella Valle di Andarabi, da cui l'artista prendeva il nome. L'assassinio è stato raccontato all'AP dal figlio dell'artista, Jawad Andarabi. I talebani nei giorni scorsi erano andati a casa del cantante per interrogarlo, ma non sembravano avere intenzioni particolarmente minacciose.

E ieri sono stati uccisi anche due soldati pakistani lungo in confine con l'Afghanistan da un gruppo di terroristi che ha aperto il fuoco dal territorio afghano.

Lo hanno riferito i media pakistani, citando una nota delle forze armate di Islamabad, secondo cui i terroristi avrebbero sparato contro un checkpoint nel distretto di Bajur, situato nella provincia frontaliera di Khyber Pakhtunkhwa. L'esercito pakistano ha risposto al fuoco «uccidendo da due-tre terroristi e ferendone tre-quattro».

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