Droni russi all'attacco di Kiev. "Insulti a Putin dai balconi"

Sulla capitale 54 velivoli: due morti. La popolazione risponde. Lavrov: "Con gli F-16 escalation inaccettabile"

Droni russi all'attacco di Kiev. "Insulti a Putin dai balconi"
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Al civico 9 di Desyatynna street i muri della palazzina che ospita l'ambasciata britannica a Kiev hanno tremato. «Ho creduto che fosse una scossa di terremoto - racconta l'ambasciatrice Melinda Simmons - poi il cielo si è illuminato a giorno e ho capito che erano droni. Mai come questa volta il rischio di rimanere uccisi è stato altissimo. I russi sono animati da odio e perversione». La testimonianza della Simmons serve a comprendere come questa volta Mosca sia entrata nel cuore pulsante di Kiev, non limitandosi a colpire come un tempo le cosiddette aree tattiche periferiche. Putin ha scelto la notte che precede l'anniversario della fondazione di Kiev per «vendicare» l'inizio della controffensiva di Zaluzhnyi, mentre blogger di Mosca inneggiavano al blitz definendo i missili «i nostri fuochi d'artificio per la vostra festa».

Nel solo cielo della capitale l'aeronautica militare ha abbattuto 58 dei 63 droni di fabbricazione iraniana lanciati dalle regioni russe di Bryansk e Krasnodar. Secondo l'amministrazione militare si è trattato dell'attacco aereo più imponente condotto dalla Russia dall'inizio dell'invasione. Le esplosioni sono state avvertite a Kiev, ma anche a Zhytomyr, Nikopol, e nel Dnepropetrovsk. Durante gli assalti, alcuni residenti, esasperati, sono usciti sui balconi nonostante l'allarme urlando insulti contro Putin e lo slogan «gloria alla difesa aerea». Il bilancio complessivo è di 7 morti e una cinquantina di feriti.

Su Telegram Zelensky si è complimentato con le forze aeree che sono riuscite a evitare una strage. «Ogni volta che abbattete droni e missili nemici, vite vengono salvate. Siete i nostri eroi. Mosca non sarà salvata dai droni». Dopo l'uso massiccio degli Shahed iraniani Zelensky ha chiesto al Parlamento di approvare sanzioni per 50 anni contro Teheran a causa del suo ruolo nella fornitura alla Russia di attrezzature militari. Il portavoce dell'Aeronautica militare, Yuriy Ihnat, ha spiegato che «l'aviazione ha partecipato attivamente a ridurre i danni, ma se avessimo gli F-16 potremmo mantenere i cieli sicuri». Kiev continua a premere sul nervo scoperto di Nato e Usa, che ancora non si sono accordati sulle date di fornitura dei jet. A livello di armamenti gli Stati Uniti puntano a rientrare nel piano munizioni approvato dall'Ue e riservato all'industria bellica europea. Operazione che permetterebbe di consegnare più rapidamente le forniture tanto necessarie all'Ucraina. Un possibile accordo è stato confermato in serata da Bruxelles.

Tutto questo mentre il ministro degli Esteri russo Lavrov definisce le iniziative occidentali di invio di munizioni e di F-16 in Ucraina «un'escalation inaccettabile. Stanno giocando col fuoco e non se ne rendono conto». Gli risponde il capo dell'ufficio presidenziale ucraino Yermak, «escalation? La principale garanzia per l'Ucraina è l'appartenenza alla Nato».

Sul conflitto è nuovamente intervenuto Papa Francesco, che nell'omelia della messa di Pentecoste ha denunciato «troppa divisione e discordia nel mondo. È incredibile il male che l'uomo può compiere». E cardinale Marx, arcivescovo di Monaco, ribadisce la «necessità di dialogo». Nel 458esimo giorno di combattimenti è tornato a parlare Prigozhin, ribadendo che la Wagner lascerà Bakhmut il 1° giugno. «L'esercito ha tutte le possibilità di lanciare una grande offensiva e conquistare l'anello del Donbass». I russi hanno neutralizzato due squadre di sabotaggio ucraine a Liman Pervy (Kharkiv). È salito a 4 il bilancio dei morti per l'attacco che ha colpito un ospedale e una clinica veterinaria il 26 maggio a Dnipro.

A Lysychansk, nel Luhansk, circa 80 soldati dell'unità russa «Storm-z» hanno disertato. Mosca ha consegnato a Minsk una nuova serie di sistemi missilistici antiaerei S-400. Nuovo blitz in serata dei partigiani a Kursk, in territorio russo.

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