Ogni volta che si rovescia un barcone di migranti diretto alle nostre coste, e ne muore qualcuno, i media grondano lacrime di coccodrillo e la politica lamenta che l'Europa ci abbia lasciati soli ad affrontare il fenomeno dell'immigrazione, ma non facciamo nulla per affrontare e risolvere noi il problema. In realtà, se fossimo un Paese serio e avessimo un governo serio, avremmo già provveduto. Poiché, dopo tutto, si tratta di combattere la criminalità che specula sui viaggi della disperazione, basterebbe bloccare sul nascere la partenza dei barconi nelle acque prospicienti i Paesi d'origine con opportune misure di polizia marittima. Invece, subiamo passivamente l'invasione, limitandoci, con la nostra generosa Marina militare, a soccorrere umanitariamente i migranti in difficoltà, che continuano a morire e ad arrivare a frotte e minacciano una vera e propria colonizzazione che sconvolgerebbe i nostri equilibri demografici e sociali. Scarseggiano già i centri di accoglienza, ma non facciamo ciò che Paesi meglio organizzati, come la Germania e la Svizzera hanno fatto da tempo: non contingentiamo l'accoglienza di immigrati sulla base delle capacità di inserimento nella nostra economia, perché così vogliono un Papa populista e demagogo e una irresponsabile presidente della Camera - bella donna, ma che palesemente non sa quel che si dice -, figlia di una cultura politica cialtrona.
Il problema dell'immigrazione clandestina è lo specchio della miserevole condizione del Paese. Non c'è uno straccio di politica dell'immigrazione; assistiamo alla loro morte in mare, subiamo passivamente l'arrivo di centinaia di immigrati, non sapendo che farne, persino di fronte al pericolo di ingresso di eventuali terroristi; ne prevediamo centinaia d'altri e restiamo inerti, salvo parlarne sui media come fosse solo un dato statistico, non umano e tanto meno politico; i media, per parte loro, nel timore di disturbarlo, non chiedono al governo di darsi da fare. Così, le nostre strade brulicano di immigrati che fanno, per elemosina, i lavavetri delle auto ferme al semaforo: uno spettacolo mortificante per loro, abbandonati a se stessi, e per lo Stato paralizzato dall'incompetenza e dall'assenza di capacità di decisione. Il governo ne parla come se la cosa non lo riguardasse, probabilmente contando su fantomatici controlli di polizia (?) una volta che il pericolo di atti terroristici si manifestasse, ma nascondendo le proprie manchevolezze dietro il dito di una non meglio definita solidarietà, che è poi un modo ipocrita di evitare di affrontare seriamente e concretamente il problema, secondo doppia morale e prassi cattolica e di sinistra. Evidentemente, si pensa di sfruttare la manodopera esuberante a basso costo per lavori che gli italiani non fanno più.
In tal modo, fra qualche anno, saremo totalmente colonizzati da una cultura dell'immigrazione che non riconosce i nostri principi e persino le stesse nostre leggi. Se qualcuno solleva il problema di «che fare» e prospetta soluzioni, scatta l'accusa di razzismo. Abbiamo superato i limiti della decenza e manco ce ne vergogniamo...piero.ostellino@ilgiornale.it
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