Due corridoi terrestri per esportare il grano. I porti restano chiusi

Nuovo tentativo di mediazione di Ankara. Erdogan: "Parlerò con Putin e Zelensky"

Due corridoi terrestri per esportare il grano. I porti restano chiusi

Mentre ancora non si è sbloccata la questione fondamentale delle navi ferme nei porti ucraini, ci sono due buone notizie sul fronte della crisi alimentare globale: la fine delle operazioni di sminamento della spiaggia e del porto di Mariupol e l'istituzione di due rotte terrestri per esportare il grano. Passeranno attraverso la Polonia e la Romania e serviranno per aggirare il blocco delle esportazioni dal Mar Nero che tiene ferme da mesi nelle città portuali dell'Ucraina circa 40 milioni di tonnellate di cereali, che stanno rischiando di marcire. Uno stallo che ha determinato carenze diffuse, soprattutto in Africa e in altri Paesi in via di sviluppo, dal momento che l'Ucraina è il quarto esportatore di grano al mondo. In attesa che possano ripartire anche la navi ferme nei porti con i loro carichi, i corridoi terrestri potrebbero far ripartire il commercio, nonostante alcuni colli di bottiglia stiano rallentando la catena di approvvigionamento.

È stato il viceministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Senik, ad annunciarlo mettendo in guardia sul rischio che il blocco delle esportazioni sta comportando alla sicurezza alimentare globale. Presto si potrebbe aggiungere anche un terzo corridoio terrestre attraverso gli Stati baltici, ma la trattativa con il governo ucraino è ancora in corso. La Commissione europea sta lavorando per consentire a Kiev, che prima del conflitto effettuava il 90% delle esportazioni del settore via mare, di bypassare il blocco dei porti. È stato messo a punto un piano d'azione che prevede l'allestimento di «corsie solidali» per facilitare l'ingresso delle merci ucraine nel territorio europeo. Ma ieri il commissario Ue per il Commercio, Valdis Dombrovskis, ancora denunciava l'atteggiamento poco collaborativo di Mosca: «La Russia sta bloccando i negoziati per trovare un accordo per l'esportazione del grano ucraino bloccato».

Anche le Nazioni Unite stanno facendo pressione su Mosca affinché allenti il blocco delle navi del Mar Nero, ma le richieste dell'Onu di aprire un corridoio sicuro per l'export sono state sempre respinte al mittente, nonostante il tentativo di mediazione turca, che non ha portato ad alcun risultato se non l'impegno della Russia a garantire la sicurezza delle navi «in cooperazione con i colleghi turchi» soltanto «se e quando» l'Ucraina «si occuperà dello sminamento» dei porti e a patto che vengano tolte le sanzioni sull'export. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, però, ha intenzione di riprendere in mano il dossier. Ieri ha annunciato che la prossima settimana parlerà con Putin e Zelenky per discutere della creazione di un corridoio sicuro per l'esportazione delle merci. Dell'emergenza grano si parlerà anche al G7 previsto a fine giugno in Germania. Con Onu e Ue pronti a fare la propria parte. Ma, intanto, con il Mar Nero ancora «congelato», Kiev ha accelerato sulle alternative, nonostante le quantità di grano trasportabili via terra siano nettamente inferiori.

Sul fronte marittimo, invece, il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che entro ieri sera sarebbe stata completamente bonificata la spiaggia di Mariupol e garantita la sicurezza della navigazione in prossimità del porto. Ma per quanto riguarda le località sul Mar Nero, da Odessa a Mykolaiv, non sembrano esserci possibilità di un accordo a breve per consentire alle navi di partire.

Dopo aver occupato la città del Sud dell'Ucraina, l'esercito di Mosca aveva avviato le operazioni di sminamento della costa e nei giorni scorsi il ministro della Difesa Sergei Shoigu aveva annunciato che il porto era stato liberato dalle mine e che stava funzionando normalmente, ricevendo navi da carico.

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