Due leader in un centrino sono troppi

Il Terzo polo è dato per morente, benché, a rigor di logica, una cosa mai nata è impossibile perisca

Due leader in un centrino sono troppi

Il Terzo polo è dato per morente, benché, a rigor di logica, una cosa mai nata è impossibile perisca. E il Terzo Polo è stato fino a ora solo un cartello elettorale tra due organizzazioni, entrambe nate come partiti personali: anche se quello di Renzi su un'intuizione politica riguardo alla evoluzione-involuzione del Pd, ampiamente confermata. Azione di Calenda è invece a tutti gli effetti un partito personale, nella definizione politologica più rigorosa. Ora, i partiti personali, o comunque fondati quasi unicamente sulla base della leadership carismatica, possono convivere finché restano cartelli elettorali, ma difficilmente riescono in altro: e il Terzo polo aveva (o ha) senso, solo sfociando in quello che i loro protagonisti chiamano «partito unico liberal democratico». Può essere poi che il nuovo partito nasca, e che la baruffa di questi giorni sia solo passeggera, ma certo non fa presagire nulla di buono nel caso si giungesse all'obiettivo. A quel punto, uno dei due, Renzi o Calenda, dovrà cedere lo scettro: e anche l'idea di affidare la guida del partito a un terzo uomo (o donna) non sarebbe in grado di risolvere la diatriba, perché la persona sarebbe sempre considerata renziana oppure calendiana. Non siamo di quelli che ritengono la psicologia degli individui fondamentale in politica. Ma nell'età del narcisismo, che è poi la nostra, essa assume una importanza assai superiore rispetto ancora a una trentina di anni fa. E lo scoglio più difficile su cui la nave del Terzo polo rischia di infrangersi subito, anzi di non uscire neppure dal porto, è proprio l'inconciliabilità tra le due leadership. Oltre alla motivazione, altrettanto seria, che in Italia un partito liberal democratico di carattere centrista non ha mai avuto gran successo, né nella prima Repubblica né tanto meno nella Seconda. Forza Italia, certo, era ed è liberal democratico e centrista, ma si è sempre posizionata a destra, anche quando la sua dirigenza era composta da ex craxiani. Tuttavia la vera ragione per la quale probabilmente il Terzo polo non nascerà mai, è che dovrebbe possedere un leader solo: e questo, per molte ragioni, è naturale sia Renzi. Ma siccome Calenda si ritiene altrettanto insostituibile nel medesimo ruolo, ecco il cozzo. Eppure il presidente di Italia viva aveva fatto di tutto per compiere passi di lato, da ultimo assumendo la direzione di un quotidiano.

Ma Calenda deve essere talmente insicuro e, probabilmente, timoroso della leadership renziana, che anche la «pausa» annunciata dal senatore fiorentino, è stata interpretata come un atto di ostilità. Ecco perché, se la vicenda del Terzo polo finirà qui, sarà difficile non considerare Calenda come il killer.

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