Non ci sono anomalie sul funzionamento del trojan e sono utilizzabili tutte le intercettazioni carpite a Luca Palamara. La decisione del gup di Perugia, Piercarlo Frabotta, dopo diverse ore di camera di consiglio, è un duro colpo per l'ex presidente dell'Anm, radiato dalla magistratura e accusato di corruzione dai pm umbri.
Ma lui non si arrende ancora: «Prendiamo atto della decisione del giudice. Restiamo in attesa degli accertamenti definitivi da parte della procura di Firenze. La battaglia per la verità anche sul trojan continua. Ricorreremo nelle sedi opportune, in Cassazione e alla Corte di Strasburgo».
Il procuratore Raffaele Cantone risponde a stretto giro, tramite Adnkronos: «Siamo sempre stati certi che il lavoro fosse stato fatto in modo corretto. Abbiamo individuato e portato gli aspetti critici all'esame del giudice ma siamo stati sempre confidenti e consapevoli che le intercettazioni erano state svolte in modo regolare. E il giudice lo ha riconosciuto».
Per il gup, dunque, le intercettazioni sono regolari, malgrado il giro attraverso il server «di transito» installato a Napoli, e possono essere usate nel procedimento contro l'ex consigliere del Csm, imputato per varie ipotesi di corruzione. Viene respinta la richiesta di perizia della difesa di Palamara che, in realtà, conta su una decisione di inutilizzabilità delle intercettazioni soprattutto per rimettere in discussione il processo disciplinare, finito con la sua espulsione dalla magistratura.
Nel provvedimento che motiva la decisione il gup parla di «pieno rispetto» delle norme che regolano l'esecuzione delle intercettazioni riguardo agli impianti installati nelle sale server delle procure. Il giudice sottolinea anche le «condizioni di sufficiente protezione quanto al transito sicuro del flusso dal telefono infetto al server finale di destinazione».
Ieri sono stati sentiti in aula gli esperti della polizia postale che hanno svolto gli accertamenti irripetibili sui 20 file riferibili all'ex presidente dell'Anm, rinvenuti sul server di Napoli di Rcs, la società incaricata dalla procura perugina di svolgere le intercettazioni. «Con il nostro tecnico abbiamo riscontrato che tre file tra quelli analizzati dalla polizia postale non sono arrivati a Roma - ha detto il difensore di Palamara, l'avvocato Benedetto Buratti-. Durante l'ispezione disposta dalla procura di Napoli e le operazioni irripetibili decise dal gup di Perugia e dalla procura di Firenze, inoltre, non si è accertato nulla rispetto alla traccia lasciata dal trojan sul server di Napoli l'8 settembre 2019. Insistiamo quindi sulla inutilizzabilità delle intercettazioni e sulla perizia completa sul server».
Dopo la scelta di Perugia, peraltro appellabile, i riflettori si puntano sulla procura di Firenze.
Ieri è stato confermato che sono ancora in corso verifiche sul trojan e bisognerà vedere se a quest'altra prova corrisponderanno le stesse conclusioni.Quanto alla richiesta di patteggiamento dell'imprenditore Fabrizio Centofanti, accusato di corruzione con Palamara e Adele Attisani, si saprà se sarà accolta l'8 luglio.
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