Durov, giallo sui voli. E Mosca trema

Viaggi in Russia a caccia di fondi. Gli 007 del Cremlino: "Non darà le chat all'Occidente"

Durov, giallo sui voli. E Mosca trema
00:00 00:00

«Non so cosa Pavel Durov abbia fatto o non fatto, ma la sola constatazione che il governo di Mosca è impazzito a tal punto per il suo arresto, e che negli anni abbia lasciato sviluppare così tanto Telegram in Russia, è un potente segnale d'allarme». Bill Browder, uomo d'affari americano, per lunghi anni residente a Mosca, «padre» delle sanzioni Usa, sintetizza così le ultime giornate. Solo ieri a lamentare l'arresto dell'imprenditore russo da parte francese sono stati il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov, il presidente della Duma Vyaceslav Volodin, il direttore del servizio segreto estero (Svr) Sergey Naryshkin. Quest'ultimo ha detto di sperare che Durov non rivelerà informazioni sensibili all'Occidente durante la sua detenzione. Quanto a Volodin ha dichiarato che dietro il fermo c'è sicuramente Washington. Lavrov da parte sua è stato durissimo: «Le relazioni tra Mosca e Parigi sono al punto più basso». La colpa è «delle posizioni che Parigi ha assunto sui temi della libertà di parola e della libertà di diffusione delle informazioni». A completare l'atmosfera è la notizia diffusa ieri di una serie di attacchi informatici ai siti governativi francesi da parte di hacker filo-russi, dopo il fermo dell'imprenditore.

Sul tappeto restano le questioni di merito subito sollevate dopo l'arresto di Durov (se sia ammissibile o no considerarlo complice delle attività illecite condotte attraverso Telegram). Ma resta anche un atteggiamento da parte del Cremlino che appare quanto meno sospetto. In Russia Instagram e Facebook sono da tempo fuorilegge perché accusati di «attività estremiste». In agosto è stato bloccato Signal, Youtube viene rallentato a tal punto da essere considerato di fatto inutilizzabile. Come mai l'unica libertà che interessa a Vladimir Putin e collaboratori è quella di Telegram?

Certo, nel corso degli anni, per motivi che restano non comprensibili, gran parte degli uffici statali (compresi quelli militari) hanno iniziato a usare Telegram come normale ed accettabile strumento di comunicazione ed è dunque ovvia la sensazione di improvvisa vulnerabilità. Forse però vanno riviste la interpretazioni comunemente accettate sui rapporti tra Durov e le autorità russe.

Secondo la «vulgata» pubblicizzata dall'imprenditore stesso, il fondatore di Telegram aveva voltato le spalle al Paese di nascita nel 2014, quando il Cremlino aveva chiesto che il servizio di messaggistica consegnasse i dati di chi protestava in piazza a Kiev. Lui si era rifiutato e aveva lasciato Mosca per stabilirsi negli Emirati Arabi Uniti. Più o meno nello stesso periodo aveva liquidato la partecipazione nel social da lui stesso creato VKontakte (il Facebook russo): «Non si torna indietro», aveva dichiarato con tono di sfida.

Ieri pero però, uno dei siti investigativi più conosciuti del Paese (da tempo, ovviamente, la redazione si è trasferita all'estero), «Storie Importanti» ha reso noto di aver avuto accesso a un data base del Fsb da cui risulta un dato sorprendente: dal 2015 al 2021 Durov è tornato per circa 50 volte in Russia senza essere mai infastidito dalle autorità, e spesso, tra l'altro, in occasione di qualche crisi «diplomatica» finita sui giornali, tra il Cremlino e Telegram. Da rilevare che negli anni più recenti lo stesso Durov ha ricevuto finanziamenti importanti da un gruppo di imprenditori russi notoriamente vicini al Cremlino.

Agli atti restano per altro, anche le sue dichiarazioni pubbliche sull'invasione dell'Ucraina, la cosiddetta Operazione speciale.

Durov si è sempre dichiarato contrario, rivendicando le sue origini (da parte di madre) ucraine. Nel frattempo le autorità francesi stanno valutando la richiesta presentata dalla Russia di accesso consolare all'imprenditore, nel carcere dove è attualmente detenuto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica